266 - In margine all'intervento di Stefano Cingolani
di Carlo Corridoni---26-02-2024
Il mio Computer è lento. Fra l'istante in cui premo un tasto e il momento che ne rilevo l'effetto sullo schermo passa un tempo non trascurabile.
In queste condizioni lavoro con ansietà e non è raro che qualche tasto venga premuto erroneamente per più volte consecutive, con effetti disastrosi sulle parole, sui comandi eccetera.
Sicché sono entrato nella riunione due volte. A un certo momento mi sono visto sullo schermo come raddoppiato e, soprattutto, ho sentito parlare il Relatore e i Soci con un effetto di eco sorprendente e fastidiosissimo. Sono riuscito a riparare il danno ma non ho voluto/potuto rischiare di uscire del tutto e perdermi sia pure parte degli interessantissimi quesiti, considerazioni e risposte.
Sarei intervenuto per fare quelle considerazioni che mi suscitavano i tanti spunti di discussione che pervenivano, con emozione, riportandomi agli studi giovanili sui testi del Marxismo classico che praticavo alla 'Facoltà di Fisica Occupata', nel 1966 per l'assassinio di Paolo Rossi.
(Non ancora Okkupata! Quando Paese Sera pubblicava su sette colonne: 'E' l'occupazione dei trenta e lode').
Ad un certo momento, il mio doppio sullo schermo stava a simboleggiare, rispetto al Carlo Corridoni di allora, il mio essere nel frattempo diventato un altro, pure un altro, rispetto alle reazioni ai discorsi che sentivo e che mi pungevano l'Anima sui modelli del Mondo.
Allora esisteva già l'Informatica ma la relativa rivoluzione tecnologica era ben lungi dalle prospettive che offre oggi, spec.te nel campo sociale, ma già cercavamo di definire correttamente il Capitalismo al quale contrapponevamo il Comunismo: a chi dovessero appartenere i mezzi di produzione!
Oggi uno dei termini di quel paragone non esiste più, e l'altro si è trasformato - mai radicalmente ma certo globalmente - uscendo forse dalla fase imperialistica, ormai superata dimensionalmente.
Potendolo, questa sera sarei intervenuto sull'accezione da dare al termine 'cultura', diverse volte utilizzato dal Relatore e giustamente puntualizzato da Alberto Galanti, coi riferimenti ad Alessandro Baricco.
Cultura, dunque. Siamo d'accordo: ma in senso antropologico o quale disponibilità di conoscenze , competenze, atteggiamenti morali, etici eccetera?
Oggi non credo più alla formulabilità di una Teoria del Mondo, come prospettata fin da cinquant'anni fa, o all'esistenza di una Master Equation dalla quale inferire le variabili dipendenti a breve futuribili, ma dò al termine cultura anche il significato di saper costruire modelli democratici quantitativi condivisi dell'ambiente di appartenenza.
Vi pare poco?
Studiare, misurare, divulgare bisogna!
Scusate la lungaggine.
4C