Il provincialismo e il giornopergiornismo della politica italiana
di Piero Fortini---12-03-2024
Considero un vero e proprio malcostume dei partiti italiani, salvo rare eccezioni, l'affidarsi ai risultati di regioni come Sardegna o Abruzzo per fare luce sul futuro del Paese, scambiando per fari quelli che sono solo piccoli, innocui petardi (avrei detto lo stesso anche nel caso che in Abruzzo avesse vinto il centrosinistra).
Per fare un po' di vera luce io partirei invece da due considerazioni ascoltate negli ultimi giorni.
La prima è l'affermazione di Biden nel Discorso sullo stato dell'Unione: per la prima volta nella storia la democrazia americana subisce un attacco sia dall'esterno che dall'interno. Ed è vero. L'ultimo precedente storico di attacco diretto alle democrazie, quello di Hitler, vedeva negli USA una solida democrazia sotto la guida di Roosevelt.
E ha aggiunto Biden che non basta difendere idealmente ma bisogna combattere.
Bene, anche se certa Todde vince in Sardegna, che prospettiva di governo offre all'Italia un'alleanza in cui Conte vota contro il sostegno all'Ucraina e si dichiara equidistante tra Biden e Trump? Un 'alleanza in cui La Schlein annacqua l'unica istanza netta ed inequivocabile del suo predecessore Letta, cioè il sostegno totale all'Ucraina? Esisterebbe un Governo più storto e inerme di questo, per combattere la battaglia oggi cruciale della difesa attiva del mondo libero? Oggi il destino di ogni nazione è legato innanzitutto a questa battaglia.
La seconda affermazione da considerare è quella che ho ascoltato da Marattin: la produttività totale dei fattori (PTF) è la misura del funzionamento di un Paese. Ed è vero. Attraverso la PTF si legge il grado di innovazione, efficienza, qualità, attrattività, dinamicità di un Paese.
C'è un Partito, salvo rare eccezioni, che prende l'andamento della PTF (in Italia è a segno negativo da 30 anni) come base delle proprie politiche? Ma certo che no. PTF è formula tecnica che non ti fa prendere nemmeno un voto. Ed è materia complessa, che ti costringerebbe a riforme fondamentali necessarie per l'Italia. Potresti declinarla per temi e renderla affascinante, attraente. Ma richiederebbe visione generale e capacità di tenere insieme questioni complesse e interdipendenti. E chi ne ha la cultura e i tempi da statista per portare avanti tale scommessa?
La Schlein non ha mai nemmeno pronunciato la parola produttività. Lei rincorre Landini, perdendosi nella retorica delle disuguaglianze e del salario minimo. Non dell'insieme delle retribuzioni troppo basse. Col risultato che non si frena la povertà e allo stesso tempo si fanno espatriare cervelli e talenti.
Sapete come andrà a finire se sarà questa sinistra a pretendere di guidare il cambiamento? Che quella che questa sinistra chiama destra, parlerà in modo più credibile al Paese. E' storia concreta dell'Italia.
E' stata la DC, considerata di destra dalla sinistra di allora, a costruire l'Italia moderna, ancorandola all'Alleanza Atlantica, usufruendo del Piano Marshall e cofondando l'Europa. Naturalmente col voto contrario della sinistra di allora. E intanto la DC ha governato per 45 anni.
E' successo con Forza Italia che, dopo pochi mesi dalla nascita, è andata al Governo, e pur non governando bene ha improntato di sè 25 anni della politica italiana, con la sinistra non a battagliare sul merito, ma sui difetti ancestrali del berlusconismo.
E si rischia, udite udite, che vada così anche con la Meloni, che tiene la barra a dritta nella difesa del mondo libero, mentre la sinistra scantona; che tiene i conti in ordine mentre il superbonus li scassa; che propone riforme istituzionali che la sinistra snobba; che propone riforme della Giustizia che la sinistra aborre.
Ebbene sì, con questa sinistra si rischia che vincano sempre gli altri. Anche i cafoni di FdI, parvenus del Governo, privi di una efficace classe dirigente, ma da un anno e mezzo stabili tra il 28-29%.
Se i Conservatori azzeccano anche il dopo elezioni europee e si inseriscono nella maggioranza che governerà l'Europa nei prossimi 5 anni, accanto a PPE, PSE e RenewEurope, contribuendo ad emarginare entrambi gli estremismi antieuropei, allora sì, questa sinistra italiana nella sua evanescenza e incapacità di fornire un'alternativa minimamente credibile, offrirà a FdI
la possibilità di diventare il prossimo Partito della nazione.
Così, semplicemente per mancanza di concorrenti.