Discutendo di A.I. con gli studenti del Liceo Vivona
di Giuliana Mori---14-03-2024
Dalle numerose domande che il relatore, il dott. Francesco Garofani, Consigliere del Presidente Mattarella per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa, ha ricevuto nell'incontro dell'11 marzo, presso il Liceo Vivona di Roma,
si direbbe che il tema dell'Intelligenza artificiale abbia appassionato gli studenti e abbia sollecitato in loro la curiosità di approfondirlo al fine di essere preparati ad affrontare la sfida che essa riserverà loro nel prossimo futuro.

Il relatore inizia il suo racconto svelandoci in modo molto semplice le modalità di funzionamento dell'ultima intelligenza artificiale, quella generativa, che riesce a dare risposte e dialogare a fronte di domande o immagini le più disparate e imprevedibili possibili.

Ci mostra il segreto della ricerca del significato di quelle risposte o immagini prodotte: il computer non ragiona, non elabora come il cervello, non associa per affinità o differenze, il computer immagazzina dati in modo statistico, e solo dal confronto con i dati accumulati emette sentenze o produce immagini. Serve un riassunto? Il riassunto viene prodotto non in base alle riflessioni effettuate da un essere umano, ma attraverso una analisi quantitativa delle parole contenute nel racconto, della riduzione di queste se ridondanti, della posizione di esse all'interno della frase, da riassunti elaborati precedentemente.

Ciò di cui ha bisogno l'Intelligenza artificiale è un computer super veloce, degli algoritmi e una mole di dati. In Italia esiste il computer Leonardo, sesto al mondo per la sua potenza di elaborazione, che equivale allo svolgimento di 460 milioni di miliardi di operazioni in un secondo.

Il problema che sorge però è quello di non saper ricostruire la catena del processo che ha portato il computer a quel risultato. La scelta di una persona in una selezione, la percentuale di rischio che si può assegnare ad una persona che ha stipulato un'assicurazione, il livello di conformità alle leggi esistenti che un avvocato può associare ad un certo comportamento di un cliente, la misurazione degli effetti delle alternative possibili di un dirigente di azienda, gli effetti di una molecola di un farmaco riscontrabili sul corpo umano, la gestione delle liste di attesa di un esercizio sanitario, sono tutti algoritmi il cui percorso non è possible tracciare nè tanto meno ricostruire.

Il rischio che ne scaturisce è quello di avere a disposizione strumenti potenzialmente utilizzabili a fini di dominio, o di controllo, o per compiere crimini di ogni genere. Per non parlare poi delle falsificazioni di informazioni, notizie, foto, immagini, non poter riconoscere il vero dal falso. E questo distrugge la fiducia delle persone che si affacciano a quel patrimonio culturale, con la conseguenza di provocare danni alla psiche e alla motivazione ad agire. Di fronte a strumenti così potenti, che risolvono qualsiasi problema, il rischio di una demotivazione o pigrizia comportamentale è molto alto.

Altro elemento problematico consiste nel fatto che per implementare questo sistema digitale occorrono ingenti finanziamenti che solo soggetti privati possono garantire, riducendo così l'ambito dell'interesse pubblico e dei relativi obiettivi da raggiungere. I più potenti in questo campo al momento sono gli Stati Uniti d'America con i loro 14.000 miliardi di finanziamento, equivalenti al loro PIL.

Per non parlare poi dei danni prodotti dalle tecnologie digitali all'ambiente: ogni messaggio da telefonino produce un consumo energetico con relativa emissione di ossido di carbonio.

Le numerose domande degli studenti hanno messo in evidenza le loro perplessità rispetto ai rischi che si possono correre di fronte ad una espansione della Intelligenza artificiale nei diversi ambiti della vita quotidiana: limitazione della fantasia, sfruttamento, sottomissione alla macchina, esclusione, manipolazione. Una di queste domande, al contrario, ha posto l'accento su quanto la relazione fosse stata troppo negativa nei confronti dell'Intelligenza artificiale e della società della pigrizia. In realtà si percepiva, da parte dei ragazzi, una fiducia nei confronti di questa innovazione digitale, una attesa positiva, una disponibilità ed anche un'ingenuità a farsi contagiare da questa cosa misteriosa che sta tutta nel loro futuro.