Un Consiglio di 'Ministri ferocemente ipocriti'
di Alberto Galanti---10-05-2025
Prima di tutto è necessario chiarire ai meno informati cosa si intende quando si parla di 'suicidio assistito'. Ritengo utile questo riepilogo sull'argomento tratto da
BLOG SIMONE
Suicidio assistito: la Corte costituzionale si pronuncia di nuovo
di Jamyra Calafiore - 19 Luglio 2024


La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale ha rappresentato una svolta cruciale nel panorama giuridico italiano. La Corte ha, infatti, stabilito che, in determinate condizioni, l'aiuto al suicidio non è punibile. Tali condizioni sono:

- l'irreversibilità della patologia;
- la presenza di sofferenze intollerabili del paziente, che deve sopportare dolori fisici o psicologici che reputa insopportabili;
- la dipendenza da macchinari o terapie di sostegno vitale;
- la capacità di prendere decisioni in modo libero e consapevole. Il paziente deve essere in possesso della capacità di intendere e volere e deve prendere decisioni autonome e informate.

In quell'occasione, i giudici della Corte hanno richiamato principi e procedure dettagliate nella L. 219/2017, relativa al testamento biologico e hanno provveduto a dichiarare parzialmente illegittimo l'articolo 580 c.p.

La legge sul testamento biologico, più precisamente relativa alle disposizioni anticipate di trattamento, consente infatti ai pazienti di rifiutare trattamenti medici, anche se necessari per la sopravvivenza, e di esprimere le proprie volontà attraverso le disposizioni anticipate di trattamento (DAT).

L'articolo 580 c.p. è stato, dunque, dichiarato illegittimo costituzionalmente nella parte in cui non esclude la punibilità di chi agevola il proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona che versa nelle condizioni indicate. Per escludere la punibilità è anche necessario che l'accertamento delle condizioni e le modalità di esecuzione siano verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente. Come si può facilmente immaginare, tale procedura è molto lunga e, non essendoci una legge nazionale che ne scandisce tempi e fasi, le tempistiche possono variare molto.

Nel 2024, a distanza di 6 anni dalla concessione al Parlamento di un termine per elaborare una legge nazionale sul fine vita, la Corte costituzionale è tornata a pronunciarsi sul suicidio medicalmente assistito con la sentenza del 18 luglio 2024 [135/2024]. Perdura, infatti, l'assenza di una legge che regola questa materia.

'In particolare, i giudici hanno ribadito che la sentenza del 2019 non ha riconosciuto un generale diritto di terminare la propria vita ma, alla luce della L. 219/2017, ha riconosciuto il diritto di rifiutare un trattamento di sostegno vitale. Rientrano tra i trattamenti di sostegno vitale anche procedure meno invasive (come l’evacuazione manuale o l’aspirazione del muco).

Resta, dunque, compito delle strutture del servizio sanitario nazionale verificare l'esistenza delle condizioni per il suicidio assistito già stabilite dalla sentenza del 2019.

La Corte ha ribadito l'importanza di bilanciare il diritto all'autodeterminazione con il dovere di tutela della vita umana. Anche in questa occasione, i giudici della Corte costituzionale hanno sottolineato che il compito di individuare il punto di equilibrio più appropriato tra il diritto all'autodeterminazione e il dovere di tutela della vita umana spetta prioritariamente al legislatore, che però non riesce a trovare una maggioranza politica in grado di affrontare finalmente questo tema così delicato, nonostante i due solleciti della Corte costituzionale.

L'intervento della Consulta è quindi fondamentale per tutelare chi, affetto da patologie incurabili, ha scelto di morire, ma la mancanza di una legge specifica rimane una lacuna dell'ordinamento.

Nell'assenza dell'intervento del legislatore nazionale, alcune Regioni hanno provato a discutere e approvare leggi regionali sul fine vita. Un caso interessante è stato quello del Veneto, tra le prime Regioni a discutere una legge sul fine vita. Il provvedimento, che aveva ottenuto anche il sostegno del Presidente Luca Zaia, non è stato approvato per un solo voto (*).


La Regione Toscana due mesi fa aveva promulgato la legge 16/2025, il primo tentativo riuscito in Italia, di disciplinare le modalità organizzative per l'accesso alle procedure di suicidio medicalmente assistito. Questo passo fondamentale nella direzione di un pieno ed effettivo riconoscimento dell'autodeterminazione nel fine vita, in assenza di una legge nazionale che la Consulta inascoltata sollecita da anni, è stato impugnato ieri dal Governo Meloni. Non posso che augurare a ogni ministro che si è reso responsabile di questa mascalzonata di arrivare a capire su di sé cosa significa essere tenuto in vita per anni nelle condizioni disperate di cui stiamo parlando. E spero con tutto il cuore che nessuno mai vorrà 'staccargli la spina'.

(*) La consigliera del Pd Anna Maria Bigon si è astenuta. Avesse votato a favore, la legge sarebbe passata.