Emozioni al vento
di Carlo Mari---07-10-2025
Caro Carlo Corridoni, mi sono emozionato, sai? al tuo “vento di Fellini”, che sento tanto, dentro. Non sotterraneo, come in “Roma”, ma nebbioso, come in “Amarcord” . Nella nebbia anche a me pare di intravedere ogni tanto lo zio Teo assiso sopra un albero, col volto surreale di Ciccio Ingrassia, che grida “voglio una donna!!”, e nessuno se lo fila; ma lui è felice così, dall’alto dei rami, che domina la pianura e penetra la nebbia padana. O la rigogliosa tabaccaia, che sprizza vitalità da tutti i pori e affascina l’adolescente protagonista, speranzoso in una florida educazione sentimentale. Immagini di vita, di voglia di solarità in mezzo alla nebbia. Ma intravedo anche la grande nave Rex, che passa nella notte, davanti ad una folla desiderosa di viaggi e di futuro. Ma come nel film, la nave Rex passa e se ne va, e si perde nella notte e nella nebbia, e la folla adorante resta a terra. Ferma.
Scusami Carlo, queste digressioni parapoetiche o paracinematografiche. “Colpa tua”, che me le hai suggestivamente sollecitate. E col tuo finale nebbiosamente malinconico.
“Il vento di Fellini mi avverte dei grandi rumori, boàti e scatafasci che distrattamente colpevolmente non odo. Forse non udiamo”.
O forse li udiamo, Carlo! E come scrisse Catullo ? “Fieri sentio, et excrucior”. A presto caro Carlo Corridoni, socio ed amico.