Come appresi la notizia dell'assassinio di Moro
di Alberto Galanti---09-05-2018
Ho già raccontato su iscrittiaparlare.it come noi, dipendenti Autovox, 40 anni fa ricevemmo la notizia del sequestro di Aldo Moro e la strage della sua scorta. Per completare la mia testimonianza racconto come io, sempre in quella fabbrica, appresi del ritrovamento del suo cadavere. Lo faccio perché avvenne in un modo che merita di essere raccontato.
Premessa: il 9 maggio 1978 avevo 30 anni e da 8 lavoravo nella Direzione Progetti Autoradio (DPA) dell'Autovox. La DPA era un ambiente professionalmente eccellente che forniva una grande opportunità di formazione per i giovani tecnici che ne entravano a far parte. Per dare un’idea del livello, dirò solo che dei 6/8 brevetti in media che l’Autovox registrava annualmente, oltre la metà erano dispositivi elettronici inventati dai progettisti della DPA, nel corso dell’attività di ricerca e sviluppo interna alla fabbrica. Allungo la premessa per ricordare che l’attività di ricerca in un Paese deve potersi fondare sulle università ma anche sulle aziende private che hanno i mezzi per svilupparla al proprio interno.
Il mio capo progetto, scomparso ancora giovane da alcuni anni, era uno dei più esperti e creativi. Stimato da tutti, in particolare dagli azionisti per ovvi motivi, era un “grande” che avrebbe potuto tirarsela eppure non lo faceva e, generosamente, metteva a disposizione di tutti le cose che sapeva. Avevo per lui una venerazione. Mi ha insegnato tanto ma la cosa più importante è stato il rispondere subito e semplicemente “Non lo so” quando non si conosce la risposta a una domanda. Detta da lui quella frase era quasi incredibile. Da altri, meno bravi di lui, non la sentivi mai.
Torniamo al fatto. Il 9 maggio 1978 il capo e io stavamo in laboratorio, chiusi dentro una Gabbia di Faraday (una cabina schermata per impedire alle interferenze di influire sulle misure radioelettroniche). Avevo appena finito di realizzare un campione di sintonizzatore progettato da lui e lo avevamo “messo sotto” per provarne il funzionamento. Gli stavo a fianco mentre misurava la curva di risposta strumentale del dispositivo alle varie frequenze. Tutto sembrava andare bene. Restava solo di attaccarlo ad un’antenna per vedere come era l’effetto acustico della sintonia nella sua reale funzione di ricezione delle trasmissioni vere. Io lo vedevo molto preso a girare la manopola da un estremo all’altro del range di frequenza. Arrivavano all’orecchio alternandosi pezzi di parlato o di musica in base al segnale captato delle varie trasmissioni. Il mio capo non era soddisfatto del risultato e cercava di capire meglio in quali particolari condizioni si verificava il malfunzionamento percepito. A un certo punto sentimmo distintamente “..cadavere di Aldo Moro ritrovato..”. Come se niente fosse, una frazione di secondo dopo, il mio ineffabile capo cambiò ancora sintonia continuando a cercare di riprodurre il difetto che aveva sentito. Era il 55simo giorno di attesa angosciosa di un esito del sequestro che aveva sconvolto l’Italia e il mio capo continuava imperterrito a provare la sintonia della sua nuova creatura come se avesse appena sentito la pubblicità di un dentifricio. Diventai una bestia. In quel momento la mia stima, la mia venerazione, il mio profondo e autentico rispetto per quest’uomo di 15 anni più vecchio di me, lasciò il posto a una rabbiosa reazione. Con gli occhi fuori dalle orbite urlai frasi che non posso scrivere tra le quali si poteva trovare un concetto semplicemente espresso: “Perché quello che hai appena ascoltato non ti ha fatto lasciare la manopola su quella stazione per sentire tutti i particolari di quell’orribile notizia?”. Uscii dalla Gabbia e andai ad ascoltare altrove. Là dentro, per fortuna, autoradio e televisori non mancavano davvero. I giorni successivi il capo proseguì le sue prove da solo, prima di consegnarmi le modifiche da apportare al sintonizzatore. Proseguimmo per altri 6 anni la nostra collaborazione come se nulla fosse accaduto. Non mi scusai mai per quello che gli urlai addosso e arrivai a farmi una ragione del suo autismo professionale.