Io li chiamo mascalzoni
di Alberto Galanti---30-08-2018
In queste ore navigando su internet è facile imbattersi in una video intervista a un certo Ivano fatta dalla redazione di corriere.tv, dopo che questa persona aveva avuto l’occasione di farsi notare in un video della trasmissione “In onda” de La7, registrato all’arrivo dei migranti della Diciotti a Rocca di Papa, nel corso della contrapposizione tra fascisti e “antifascisti” convenuti sul luogo per opposti motivi. Consiglio a tutti di vedere i due video contenuti nella pagina di commento del giornalista Massimo Gramellini nella sua rubrica Il Caffè del Corriere della Sera (versione on line).
Guardate i video e ascoltate bene cosa viene detto prima di leggere cosa afferma Gramellini.
Sia ben chiaro. Non ho nulla contro Ivano, anche se tra noi c’è un abisso che sia lui che io vogliamo mantenere. Il fatto è che afferma due cose molto contraddittorie tra loro. La prima: “mio padre operaio e mia madre bracciante mi hanno insegnato che le persone che hanno dato di più all’Italia sono quelle che hanno fatto la guerra di liberazione 43-45”. La seconda: “il PCI si chiude a Gramsci dopo di che è un vomito totale”. Già che c’erano i genitori avrebbero dovuto dirgli che Gramsci è morto nel 1937 e che il suo “vomito totale” lo sta riversando su tutti i comunisti morti nella guerra partigiana, iniziata alcuni anni dopo e nella quale sono morti (forse è bene dirglielo) anche liberali, repubblicani, popolari, socialisti, anarchici, monarchici e persone senza partito.
Persone come Ivano sono disarmanti. Che gli vuoi dire? Non ti sentirebbero nemmeno, ammesso che ti facciano finire di parlare. Ma Gramellini no. Questi commentatori politici “liberal”, star dei talk show, che sparano su tutto e tutti perché tanto non devono mai rispondere di nulla e vogliono sempre cascare in piedi, hanno la responsabilità di continuare a seminare qualunquismo e sfiducia tra la gente proprio quando servirebbe voglia di reagire, consapevolezza e speranza.