Vorrei chiedere a Calenda.
di Carlo Corridoni---23-03-2019
Quando avremo l'opportunità di ascoltare Carlo Calenda, gli vorrei chiedere se non pensa ad un modo diverso di gestire i rapporti con gli Stati dell'UE, che attualmente sono classificati tecnicamente come 'politica estera'.
Voteremo presto per il Parlamento europeo ma, pur nel momento delicato, che consiglierebbe a tutti comportamenti virtuosi, non ho avvertito la benché minima preoccupazione - da parte di ciascuno - di un'accoglienza coordinata - non dico concordata - dei diversi partner verso rinnovati rapporti commerciali con lo Stato più popoloso del mondo, la Cina.
Qualcosa l'avrebbe accennata Macron, che però incontrerà anche lui Xi per conto suo.
La visita del presidente cinese Xi Jinping ha mobilitato le istituzioni e i politici nazionali - non tutti - nel costruire prospettive commerciali nazionali, senza peraltro diffonderle per un'elementare informazione pubblica.
Certo è comprensibile che i nostri politici si siano impegnati a studiare i riflessi degli accordi con la Cina sui rapporti con gli USA o con la Russia, ma questi Paesi sono esteri, sono stranieri a tutti gli effetti. Non sono invece stranieri - almeno non lo sarebbero nello stesso modo - gli Stati partner dell'Unione!
Insomma, dopo i c.d. accordi con la Libia, la seconda uscita internazionale del governo del cambiamento avviene nella più smaccata sconsiderazione dell'economia europea nel suo complesso.
Ecco, a Carlo Calenda chiederei come rivolgersi ai partner facendo sistema in Europa.
E gli raccomanderei di diventare tutti 'più europei', visto che europei - evidentemente - non lo siamo ancora abbastanza.