La lettera del senatore Cociancich a Marco Damilano
di Maria Teresa Iannitto---18-08-2019
Lettera a Marco Damilano, direttore dell’Espresso.

Egregio Direttore,
Non sono d’accordo con coloro secondo i quali la copertina dell’Espresso è semplice spazzatura o una mascalzonata ispirata da antipatia personale nei confronti di Matteo Renzi. Quando si studierà ciò che è successo in Italia in questi anni e di come sia stato possibile che un gruppo di persone ignoranti e xenofobe, guidato da un personaggio truce, forte coi deboli e debole coi forti, sia riuscito a prendere il potere e avere il consenso di un terzo della popolazione, ecco quel giorno sarà necessario studiare il comportamento degli intellettuali, della stampa e degli opinion makers. Di tutti coloro, in altre parole, che con modi garbati, forbiti e variamente zelanti hanno contribuito a dare legittimazione culturale e politica alle posizioni più estremiste, violente e volgari di chi oggi è salito al potere. È tipico della retorica della destra affermare che tutti i politici (tutte le policies) sono uguali e che non c’è differenza fra di loro. Un atteggiamento giustificazionista a priori dei peggiori comportamenti di mala gestione della cosa pubblica spesso preludio ad arricchimenti privati e appropriazione di altri benefici a spese del pubblico. Oggi si assiste ad un salto di qualità (un salto verso il basso direi) equiparando chi in tema di tutela dei diritti civili e diritti umani ha messo a repentaglio il proprio destino politico e chi invece sulla loro negazione ne ha fatto la grancassa per il proprio tornaconto elettorale. Mettere sullo stesso piano Matteo Renzi che è andato a ripescare in fondo al mare i corpi di 300 migranti affogati e chi chiude i porti a coloro che sono ancora vivi a me pare qualcosa di più grave di una oscenità. Negare la differenza tra chi ha garantito per legge la tutela dei minori non accompagnati e chi li fa marcire per settimane sulla tolda della Open Arms non è una provocazione innocente. Occultare la differenza tra chi è arrivato a mettere la fiducia sulle leggi per i diritti civili e chi occupava l’aula del senato scagliando i regolamenti contro il presidente per impedirne l’approvazione non è semplice amnesia o mistificazione. No, la copertina dell’Espresso è il simbolo e la rappresentazione perfetta di quello che Julien Benda chiamò nel 1927 “La trahison des clercs” (il tradimento degli intellettuali). Tradotto con il linguaggio di oggi si può dire che è troppo semplice liquidare la copertina dell’Espresso come spazzatura o una mascalzonata. No, ciò non rende giustizia all’operazione che coscientemente i suoi autori si sono riproposti ben sintetizzando un atteggiamento di una classe più ampia di commentatori politici e che consiste in una vera e propria correità morale e politica con quelli che sono gli obiettivi politici di Salvini e dei suoi accoliti.

Roberto Cociancich