Dal punto di vista di una democrazia liberale ed equa
di Carlo Mari---28-08-2019
Boris Johnson chiede la chiusura del Parlamento per un mese e mezzo fino al 14 ottobre, dunque a quindici giorni dalla definizione ultima della Brexit (a quel punto largamente probabile un No Deal). Tanto per dire, un precedente analogo andrebbe ricercato nel Seicento, prodromico alla sanguinosa guerra civile inglese. La Istituzione Monarchica a rischio di trascinamento in un potenziale gorgo. Le opposizioni, insieme a qualche esponente conservatore, ipotizzano addirittura un Parlamento parallelo. Scenario a tinte forti, shakespeariano.
Attenzione dunque, la destra radicale è da combattere fermamente e rapidamente, ma la vera posta in gioco in molti paesi occidentali, Italia compresa, è costituita dalla democrazia rappresentativa e dallo stato di diritto. E in Italia non dimentichiamo da dove arriva l’insidia – politica e ideologico/culturale - per questi cardini della democrazia liberale ed equa. Si facciano pure tutte le trattative e i compromessi emergenziali antisalvinismo illiberale e torvo (la politica deve farsi carico di governare anche scelte non limpide e compromissorie), ma non si dimentichi da dove arriva il rischio più grave, di fondo e di prospettiva. I Boris Johnson li abbiamo anche in Italia, e sono bicolori, verdi e gialli. E non sottovalutiamoli solo perché da noi si presentano, in superficie, con una veste – diciamo così - un po’ surreale.