Superior stabat lupus ...
di Stefano Minghetti---03-11-2019
Matteo Salvini ha dichiarato di essere contrario alla mozione sulla “Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza” promossa dalla senatrice Liliana Segre, in quanto sarebbe una “commissione sovietica” che avrebbe la finalità di “imbavagliare i popoli”.

Insomma, secondo Salvini, da censurare non sarebbero soltanto i razzisti, gli antisemiti, i negazionisti, i professionisti dell’odio, ma anche la senatrice Segre, (sopravvissuta all’Olocausto) che vorrebbe, in nome del vituperato pensiero unico dominante, impedire la libera espressione dei popoli, anche quando dicono cose aberranti.
Purtroppo, nel giro di pochi anni e quasi inavvertitamente, siamo passati dalle (spesso giuste) critiche al conformismo, sovente ipocrita, del politically correct all’esaltazione tout court del politicamente scorretto in tutte le sue forme e manifestazioni, anche le più becere e offensive. Così oggi quasi nessuno si scandalizza se un noto giornalista viene apostrofato al grido di “Ebreo comunista” o ad una giovane cantante vengono rivolti sui social pesanti insulti a sfondo sessuale solo perché aveva invitato i politici ad aprire i porti per accogliere in maniera solidale gli immigrati.

E il bello è che - come nella celebre favola di Fedro - chi si lamenta contro queste presunte vessazioni ideologiche tese a soffocarli, non sono delle minoranze discriminate ed emarginate, ma il più delle volte proprio coloro che detengono il potere, alla cui ombra prosperano le masse di odiatori seriali, strumentalizzate per portare avanti idee e programmi politici basati sul rancore e sulla paura.
Insomma, come avrebbe detto un antico romano: “mala tempora currunt sed peiora parantur”.