La chiusura della Prima Repubblica e le privatizzazioni: un errore.
di Rodolfo Lichtner---07-06-2020
La frettolosa cancellazione dei partiti storici o la loro completa trasformazione sotto nomi nuovi e poco significativi poteva essere evitata: dopo una crisi temporanea, si sarebbero ripresi con uomini nuovi e nuove idee. Si sarebbe fatto tesoro di decenni di esperienza nel lento ma fruttuoso cammino delle riforme. Il finanziamento illecito ai partiti era, in fondo, un problema minore, che poteva essere risolto autonomamente dalla Magistratura, mentre la politica avrebbe proceduto sulla sua strada.
Non c’era neanche bisogno di liquidare frettolosamente il patrimonio economico pubblico: si poteva fare una privatizzazione graduale e ragionata, staccando i rami ma mantenendo il tronco. Le aziende pubbliche non erano un sé un male, il male era la loro gestione clientelare e antieconomica. Con dirigenti seri e onesti avrebbero potuto essere risanate. Avrebbero potuto contribuire allo sviluppo del Paese, senza drastici tagli. Questo punto riguarda anche l’Unione Europea, che ha scelto la strada sbagliata della negazione di qualsiasi intervento pubblico, perfino a livello comunale, e dell’utilizzo universale di appalti e subappalti di aziende private, in nome della libera concorrenza.
Si era già visto nell’Ottocento che il liberismo puro non portava buoni frutti, e che doveva essere corretto da elementi di socialismo. Il risultato è l’esplosione delle disuguaglianze, il ritorno dello sfruttamento, il malessere sociale, la frammentazione della società.