La strage di Bologna. 40 anni dopo.
di Alberto Galanti---02-08-2020
Non aggiungerò nulla a quanto è stato e sarà detto in occasione degli anniversari di questa e di altre orribili stragi. Sono insofferente alle liturgie di una certa sinistra che sembra esistere solo per celebrare riti di questo tipo con le bordate premeditate di fischi agli oratori di turno. Anche io voglio la verità e la condanna dei colpevoli ma tra le verità appurate metto anche 'l'impossibilità di sapere la verità perché servizi segreti deviati, governi stranieri antidemocratici o ostili, guerre fredde EST OVEST combattute in casa nostra, lo rendono o lo hanno reso impossibile cancellando le prove o depistando deliberatamente le indagini.'
Per fare un solo esempio:non andrò mai in giro con una maglietta 'Verità per Giulio Regeni' perché quella verità la conosco già. Un giovane è stato torturato e ucciso perché a qualche autorità egiziana dava fastidio la ricerca che stava conducendo e lo ha tolto di mezzo. Se, per assurdo, l'Egitto arrivasse a consegnare 10 accusati dell'omicidio all'Italia per processarli, io semplicemente non crederei che l'Italia avrebbe realmente in mano gli assassini di Giulio. Perché di questo Egitto non mi fido e per cercare ancora la verità dovrei aspettare un nuovo Egitto. Questa, per me, è già la verità per Giulio Regeni.
Tornando alla strage di Bologna, non sono mai stato convinto della verità processuale faticosamente raggiunta nel corso degli anni. Ascoltate le cose che vengono dette in questo convegno che la destra ha organizzato qualche giorno fa al Senato. Si pongono interrogativi interessanti che mi confermano nell'idea che anche 'l'impossibilità di sapere la verità', per i motivi che ho detto, è una verità da non scartare. Anche se è intollerabile.