Settimane di confusione
di Mara Gasbarrone---16-11-2020
Caro Carlo, in qualità di “vestale dei numeri” degli iscrittiaparlare, nonché di titolare pro-tempore del turno domenicale della rassegna stampa, mi sento punta sul vivo dal tuo commento all’intervento di Parisi (che ieri ho scelto e collocato al primo posto) intitolato dalla redazione di Huffington Post “l’indice Rt è inaffidabile”. Chissà se Parisi si è ritrovato in questo titolo, scelto ovviamente, come accade sempre in tutti i giornali, cartacei e on line, non da chi scrive.

Ti dico cosa ho capito io che lui volesse dire: “Rt, calcolato con questi dati di base, di scadentissima qualità, è inaffidabile”. “Garbage in, garbage out” mi pare che si dica. Se metti monnezza nell’impastatrice, non puoi avere che monnezza. “Se non sono affidabili i dati, cioè i numeri che vengono usati per calcolare Rt, il suo valore stimato non è affidabile”, Parisi dixit.

E così prosegue: “Se la settimana scorsa avevamo un Rt che con il 95% di probabilità era compreso tra 1,45 e 1,83, questa settimana il valore è compreso tra 1,08 e 1,81. Esattamente come per gli exit poll, non c’è certezza, e i dati sono comunicati sotto forma di “forchetta”, come hanno ben imparato i giornalisti che presentano i risultati la sera delle elezioni. Sfortunatamente nella comunicazione giornalistica dei dati epidemiologici le forchette spariscono e rimangono solo nei comunicati ufficiali”.

Procediamo con ordine. PRIMO: da una settimana all’altra la “forchetta” si è ampliata a dismisura, quindi stiamo tirando a indovinare, l’incertezza è massima. Ma i giornali di questa incertezza non parlano mai, continuano il pendolo fra comunicazione “rassicurante” (a Natale tutti al cenone) e caccia al capro espiatorio (“chi nasconde i dati? forse la mafia?”: perché anche questo si è sentito dire, pare sull’Economist, dove qualche volta hanno il diritto di scrivere delle bestialità, mica solo noi!).

SECONDO. Caro Carlo (Corridoni), tu dici “A Giorgio Parisi non andrebbe giù che l'Rt sia calcolato in modo tale da stare fra 1,41 e 1,81! Perché sotto 1,41 potremmo stare tranquilli”. Dove l’hai letto, please? E poi perché con 1,41 dovremmo stare tranquilli?
Anziché Rt chiamalo “ragione” o “costante” di una progressione geometrica, è quasi lo stesso. Se i 140 contagiati della attuale settimana sono i 100 della settimana passata moltiplicati per 1,4, e quelli della settimana prossima saranno gli attuali 140 sempre moltiplicati per la costante 1,4 (cioè 196, quasi raddoppiati in 15 giorni), io non mi sentirei per niente tranquilla. Certo, sempre meglio 1,4 che 1,9, ma l’obiettivo è scendere sotto l’unità. Solo così l’epidemia va a scemare. Forse Angela Merkel ce l'avrebbe spiegato meglio.

INFINE. Questa questione dei dati è diventata l’ennesima arma contundente, anziché un problema da risolvere. Gli appelli degli studiosi non chiedono la luna: ho sentito Cartabellotta lamentarsi che il bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità è pubblico solo per l’ultimo numero, mentre i precedenti scompaiono nelle viscere del sito. Confermo, se non ti ricordi di scaricarlo ogni settimana, lo perdi per sempre. Sarò ingenua, ma credo che sarebbe molto facile correggere, e forse lo faranno. Eventualmente mi offro di inviare agli interessati i cinque/sei numeri che a suo tempo mi sono ricordata di scaricare. In generale, quello che gli scienziati dicono è “dateci i micro-dati”, non solo le tabelle aggregate, magari in pdf e neanche in excel come da sempre fa l’Istat. Vogliamo i record individuali (ovviamente resi anonimi), che per forza possedete, ma che non sapete sfruttare integralmente (confermo, tante ridicole discussioni sul virus che non ammazza più, ce le potevamo risparmiare).

ULTIMO. Mi sembra che eri assente, caro Carlo, alla mia video-chiacchierata del 19 ottobre. Cercala sugli eventi precedenti del sito. Avevo provato a diradare la confusione. Ma forse non ci sono per niente riuscita.