Da non perdere
di Alberto Galanti---12-01-2021
Non sono uno studioso e quindi non ho né gli strumenti né quella attendibilità ufficiale che mi consenta di essere autorevole nell'affermare di un libro “È questa un'opera da cui non si può prescindere volendo iniziare a parlare di…”.
Nessuno mi vieta però di pensarlo, quando la lettura di un testo riesce ad aprirmi un mondo, liberandomi la mente da semplificazioni, generalizzazioni, pregiudizi, stereotipi, fornendomi coordinate di base e mappe dettagliate per attraversarlo senza perdermi, termini essenziali per aiutarmi a parlarne, documentate ipotesi interpretative dei fenomeni che intende descrivermi, un bagaglio di solide esperienze maturate sul campo dall'autore o dall'autrice.
Nessuno mi vieta di comunicare alle persone a me vicine, con l'entusiasmo ricavato dalla lettura in corso o appena conclusa, che c'è un libro che merita assolutamente di essere letto.
Non mi succede spesso ma quando accade non sto nella pelle se non comincio a dirlo in giro. Alcuni esempi recenti:
Umberto Eco
“Dire quasi la stessa cosa”, sulla traduzione delle opere letterarie;
Alessandro Baricco
“I Barbari. Saggio sulla mutazione”, sulla crisi dei modelli culturali del passato;
“The Game”, su cause ed effetti della rivoluzione digitale;
“Quel che stavamo cercando”, sulla pandemia come creatura mitica.

Ora mi succede con il libro di Walter Tocci “Roma come se. Alla ricerca di un futuro per la capitale”.
Ieri la nostra associazione l'ha presentato. L'Autore e il prof. Cesare Pinelli ne hanno discusso con i soci. La partecipazione e il livello del dibattito sono stati più che soddisfacenti.
È un libro che parla di Roma, della sua complessità, degli stereotipi e dei pregiudizi che la penalizzano, delle origini del suo declino, delle straordinarie risorse che un'incuria pluriennale è riuscita a nascondere, di un futuro da disegnare con la lunga visione prospettica che un tale obiettivo richiede, dell'intelligenza sociale su cui ancora si può contare per tirarla fuori da questa ignobile condizione di decadenza, restituendo l'orgoglio alle persone.
Ne parla, in una forma letteraria indiscutibilmente affascinante, con aneddoti e citazioni la cui selezione fornisce all'insieme un ulteriore valore aggiunto.
Tocci riesce a fondere, senza confusione, storia, urbanistica, architettura, scienze sociali, filosofia, economia, politica, geopolitica, in un discorso che arriva a dar forza all'interpretazione esortativa e propositiva del verso pasoliniano da cui parte: “Non si piange su una città coloniale”.
Buona lettura!