Guardando oltre il cortile
di Stefano Minghetti---26-01-2021
Mentre quella che è stata definita una “crisi sbagliata nata per cause giuste” sta muovendo i primi passi, vorrei richiamare l’attenzione su alcuni fattori che, forse perché considerati marginali, non sembrano attirare l’attenzione della nostra classe politica né dell’opinione pubblica.

In primo luogo, mi preme sottolineare che i destini dell’Italia non sono (o non sono soltanto) nelle mani di Conte, Renzi, Zingaretti, Di Maio e via dicendo, ma - come ha di recente ricordato il direttore di Limes, Lucio Caracciolo - dipendono in larga parte da tre soggetti che sfuggono al nostro controllo: la Banca Centrale Europea, le agenzie di rating e il governo tedesco.

Queste sono le tre entità con cui, ci piaccia o no, dobbiamo fare i conti e le cui decisioni possono influenzare in senso positivo o negativo le sorti dell’Italia. Ricordo in breve:
- la BCE tramite l’acquisto dei titoli di Stato italiani sta finanziando il nostro debito a costi decisamente inferiori a quelli di mercato;
- le agenzie di rating, tramite i loro giudizi, possono consentire o meno l’accesso ai mercati finanziari internazionali (l’attuale livello del nostro rating è appena al di sopra del cosiddetto “investment grade”, sotto il quale ci sono i titoli speculativi o titoli ”spazzatura”);
- la Germania, in quanto paese leader della Ue e grazie al fatto che molte delle nostre imprese del Nord sono integrate con il sistema economico tedesco, ha interesse a che il nostro paese non vada a fondo. La domanda è: fino a quando?

Un’ultima banale considerazione: i soldi del “Recovery plan” o “Next Generation EU”, insomma i famosi 200 e passa miliardi che dovrebbero essere assegnati all’Italia e su cui si stanno appuntando le brame dei partiti e non solo, rappresentano per la maggior parte nuovo debito, che andrà ripagato. Ora, come sa bene qualsiasi studente di economia, per ripagare un debito occorre generare un reddito sufficiente a coprire il suo costo. Nel caso di un paese, significa che il tasso di crescita del Pil deve essere superiore al tasso di crescita del suo indebitamento. Altrimenti si va incontro a quello che con termine tecnico si chiama “default”, ovvero l’incapacità di un paese a onorare i propri impegni.

Buona giornata a tutti.