La forza e il valore della parola. Appunto.
di Alberto Galanti---13-03-2021
Mi è molto piaciuto l'essenziale ma sostanzioso annuncio di Enrico Letta di aver accettato la candidatura a Segretario del Partito Democratico.
Nella sua breve dichiarazione egli trova il modo di indicare un processo che somiglia molto a un iter congressuale.
Sappiamo però che la maggioranza del gruppo dirigente del PD ha escluso un congresso anticipato a causa della persistente situazione pandemica.
Letta dice in sostanza:
- accetto perché sono tra i fondatori del PD e credo nei valori che ci hanno spinto a fondarlo;
- parlerò all'Assemblea, credo nella forza e nel valore della parola;
- chiedo a tutti di votare sulla base delle mie parole;
- non cerco l'unanimità, ma la verità nei rapporti tra di noi per uscire da questa crisi;
- aprirò sulla base di quelle parole un dibattito in tutti i circoli;
- chiedo alle democratiche e ai democratici di discutere, poi faremo la sintesi e troveremo le idee migliori per andare avanti.
Annunciato in questi termini, a mio modesto parere, il discorso finisce col diventare una mozione congressuale 'orale'.
Siccome anch'io credo nella forza e nel valore della parola, non ho motivo di pensare che le sue siano delle frasi di circostanza a cui è bene non attribuire alcun significato reale.
Il suo discorso dovrà necessariamente toccare alcune questioni nodali che non possono rimanere senza una linea chiara, in un partito che si pone come l'asse attorno al quale si forma una coalizione progressista: le riforme istituzionali, una legge elettorale con la scelta del sistema proporzionale o maggioritario, le alleanze locali e nazionali, il convinto e coerente sostegno al governo Draghi senza più mostrare la faccia da funerale di chi lo fa di malavoglia perché 'con Conte era meglio'. Queste a mio avviso sono questioni indifferibili.
Tanto più ora che gli incautamente individuati da molti come futuri leader dei progressisti, Conte e Sala, stanno prendendo strade tali da produrre gravi spostamenti nell'elettorato PD.
Enrico Letta a ottobre, con il voto nelle principali città italiane, potrebbe rischiare grosso.
Gli auguro sinceramente un pieno successo ma questo significa che dovrà separare il destino del PD dal destino di un gruppo dirigente che non ha più negli occhi la luce della passione politica.
I capi bastone saranno disposti a “sacrificarsi” per il bene comune?