Un Grillo familista
di Rosy Ciardullo---21-04-2021
L'eco nel mondo della vicenda della famiglia Grillo s'innesta da subito nelle lontane radici della prima ora, pericolose ed improbabili del Movimento Cinque Stelle. Una formazione politica da subito poco chiara negli intenti e pericolosa nei propositi più immediati. Un'armata Brancaleone che ha disgregato e compromesso il paese e rallentato la crescita anche quella morale del Paese negli aspetti più squisitamente moderni e democratici. Anzi, è stato un ritorno indietro spaventoso anche per la presenza di molti soggetti di estrema destra. Già nelle premesse, tutto questo non ha mai posto le basi per l'affermazione dei diritti civili e per un vero cambiamento culturale. Né c'è stato mai un richiamo alle responsabilità personale e collettiva rispetto alle azioni umane. Solo propaganda.
Non ho mai pensato che questa formazione populista, maestra dell' antipolitica, potesse approdare ad un diverso atteggiamento culturale verso le donne che presuppone battaglie democratiche di spessore e di autocritica ragionata. Di battaglie vere, vinte e perse.

I soggetti maschili come il figlio di Grillo, Ciro, sono naviganti persi nel buio che non percepiscono gli altri, in questo caso le altre. Il salto nelle tenebre, il piacere di nuocere è avvenuto chissà quando nell'infanzia. Una linea di demarcazione, una scissione creatasi da qualche parte. E la culla educativa non è mai estranea a questi comportamenti.
Un capo/padre tuonante e dissacratore di ogni cosa sugli spalti e sui palchi, strafottente nei riguardi delle leggi e delle istituzioni repubblicane e democratiche, intriso di un machismo parossistico e da branco. Sicuramente una figura di padre così è un falso ideologico visto che parla di cambiamento, ed è una zavorra pesantissima per i figli. Sicuramente incuneante da non potersi difendere fin dalla prima infanzia!
Grillo vorrebbe andare in carcere al posto del figlio perché sa.. forse che cosa ha combinato in qualche fase della vita del figlio! Di tutte le sciocchezze che ha detto si potrebbe fare un copia e incolla con quelle altrettanto horribilis che ci eravamo abituate/i a sentire fin dal tempo dei processi per stupro degli Anni'70. Il primo nel 1979, in cui l'avvocata Tina Lagostena Bassi difese una ragazza a Latina, vittima di stupro.
In qualche modo, si pensava che ci eravamo lasciate alle spalle almeno lo sgomento per quell'eredità anacronistica di eccessi e stupidità che si oggettivava in atteggiamenti devastanti e senza senso.
Invece no.
Sulla stampa, gli echi sul tema arrabbiati e amari di Angela Azzaro su Il Riformista, di Michela Marzano e Angela Stella su la Stampa, e del bel pezzo di Mattia Feltri sempre su La Stampa. La rabbia di Maria Elena Boschi.
Di contro la comprensione penosa di Paola Taverna e di Alessandro Di Battista, sodali fino allo spasimo col capo. Nonostante i video che inchiodano i responsabili. Nessuna considerazione invece per i sentimenti feriti della giovane vittima. Che, sempre secondo Grillo, ha inventato tutto.