Che pena!
di Clarice Zani---01-05-2021
Mi trovo a concordare sia con alcune considerazioni di Alberto sia con alcune di Rosy.
Provo a chiarire il mio pensiero: è vero quando Alberto dice che nessuno pensa alle vittime del terrorismo ma è anche vero che la pena dovrebbe servire alla riabilitazione ed all'inserimento del colpevole nella società tanto che persino il figlio di Calabresi scrive 'Oggi è stato ristabilito un principio fondamentale: non devono esistere zone franche per chi ha ucciso. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo'.
Ecco! Empaticamente sono vicina al pensiero di Mario Calabresi, una delle vittime del terrorismo cresciuta nel mito del padre senza farsene travolgere.
Anche io, ventenne, ho vissuto gli anni di piombo con il loro cumulo di vergognose ed inutili morti eppure oggi, settantenne, non riesco a gioire della cattura di quegli assassini. Troppo tardi ed inutile.
Facendo un altro tipo di riflessioni continuo a chiedermi chi ha strumentalizzato quei ragazzi, fragili e stupidi, e con quali mezzi hanno vissuto in un Paese che non è il loro.