Le ragazze musulmane
di Rosy Ciardullo---14-06-2021
Molto è stato detto sugli assassinii di Saman Abbas e Hina Saleem (2006) uccise dal clan familiare tribale per gli stessi abbietti motivi. Riconducibili alla rigidità di una cultura ancestrale intorpidita dalla suggestione di credenze e riti insostenibili, specialmente per le giovani donne immigrate che vedono l’approdo nel nostro paese come un’opportunità per cambiare vita.

Al contrario di quanto affermano in molti, il significato e il motivo di questi fatti delittuosi non rimane avvolto nell’indifferenza, nè in Italia nè altrove, da parte delle donne che si interrogano sulla condizione femmnile. Che anzi si spendono con assiduità in ogni ambito, politico, culturale e mediatico, tanto che politiche, giornaliste, scrittrici e tante altre ancora, costituiscono quasi la difesa di parte civile delle vittime.
Quel che manca non è più l’analisi dei fatti e dei motivi di questi regolamenti di conti all’interno delle famiglie musulmane ma piuttosto una risposta immediata e severa da parte delle istituzioni del nostro paese che dia concretezza a soluzioni adeguate per arginare il fenomeno.
I centri anti-violenza devono attivare, per prassi, ogni tutela per le ragazze che si rivolgono a tali strutture per chiedere aiuto e stabilire un divieto definitivo ai parenti di avvicinarle, soprattutto in casi di denuncia di matrimoni combinati nei loro paesi. E’ incredibile che dopo tre denunce presentate da Saman ai carabinieri, sia potuta tornare a casa non accompagnata dalle forze di polizia a prendere i documenti. Che dovevano servirle per lasciare l’Italia e fuggire in un luogo più lontano.
Le pene per i femminicidi devono essere severe e non devono tenere conto delle culture di provenienza ma ispirate ai valori della convivenza civile e allo stato di diritto.

E’ di tutta evidenza che non c’è niente da aspettarsi su questi temi da parte dalle comunità islamiche in Italia. Non si registrano, in nessun caso, posizioni nette sull’argomento. In ogni intervista o intervento pubblico, i vari esponenti confermano un atteggiamento fortemente ambiguo sulla questione. Ciò vale anche per le intellettuali musulmane che dicono di aver aderito al libero pensiero. In difesa, probabilmente della loro identità oppure per orgoglio. In generale, preferiscono generalizzare e portare il discorso sugli effetti nefasti del patriarcato ovunque nel mondo (ad esempio, l’insistenza sui casi di femminicidio), e quindi anche nel nostro paese e in tutto Occidente. E’ tutto vero ma va riconosciuto che le donne in Occidente lavorano senza sosta su questi temi in modo esplicito e con grande impegno, almeno fin dal tempo della Rivoluzione Francese (1789) e prima ancora. Ad esempio, con la famosa Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) di Olimpia De Gouges, drammaturga e molto attiva, negli anni della Ririvoluzione, fino alla sua esecuzione.
Soprattutto va riconosciuta, senza se e senza ma, la specificità della condizione femminile nel mondo arabo. Che non è quella della donna occidentale.

La teocrazia, stretto connubio tra politica e religione, adottata come forma di governo in tutti i paesi musulmani, è alla base di questo annebbiamento delle posizioni , dell’arretratezza culturale, della situazione socio-economica e della mancata affermazione del pensiero laico.

Nella fase dell’accoglienza ,come in Germania e non solo, per rimanere nel nostro paese dovrebbero essere soddisfatti alcuni requisiti per verificare la compatibilità col nostro modo di vivere. Che significa aderire ai valori dello Stato repubblicano e al rispetto dei diritti universali. Oltre che imparare la nostra lingua e adeguarsi ai nostri costumi.

Sicuramente , il ritardo registrato per l’approvazione di una Legge sull’immigrazione, continua a pesare anche su questi temi che potevano essere trattati e rappresentati in modo più adeguato ed opportuno in una cornice più ampia.
Ad esempio, lo jus soli poteva rappresentare uno strumento importante di difesa e di forza per molte di queste giovani donne che hanno voltato le spalle ad un mondo che fa fatica ad adeguarsi ai valori della modernità ed impermeabile ad ogni anelito di libertà.

Inoltre, nelle nostre scuole medie, si svolge nel silenzio più assoluto, già da molti anni, un altro fenomeno allarmante, e cioè la sparizione e l’allontanamento dalla scuola di molte ragazzine di famiglia musulmana di cui molte trascinate nei paesi d’origine dei genitori per i matrimoni combinati. Le istituzioni scolastiche dovrebbero poter denunciare queste sparizioni per poterle poi perseguire. Tale dispersione per queste pratiche, sarebbe un’altra delle questioni su cui varrebbe la pena di indagare.