Quis est Lgbtqia+? E come si pronuncia?
di Carlo Corridoni---09-07-2021
Cari Iscritti a Parlare. Voglio tediarvi con una storia di analfabetismo.
Anche 'analfabeta' è nel suo piccolo un acronimo, proprio come Lgbtqia+, un altro analfabetismo intrinseco, incurabile perché impastato di autodidattica e privo di qualunque magistralità.
Quant'era bello, da piccolo, riuscire a giocare con le ... femmine!
Scendevi in cortile, alle Case Popolari, uno di quei cortiloni spelacchiati, tutti sorvegliati dalle finestre delle cucine, dietro le quali montavano la guardia le madri-massaie, e sceglievi con chi giocare.
In genere, nella parte del cortile ancora in ombra, più raccolta e sistemata, c'erano le femmine, intente ai loro pentolini e bambolotti, più prossime alle finestre di casa, quindi assolutamente visibili e controllabili.
Nella parte del cortile già al sole, sconvolta dalle piste per le corse dei tappi di birra, dalle buche per le palline (ancora di terracotta), dai cerchi per giocare a Mondo, si trovavano i maschi perennemente annoiati, inquieti e preventivamente aggressivi.
Io avrei preferito sempre giocare con le femmine, anche perché esse lasciavano presto le loro cianfrusaglie immaginifiche per 'giochi di ruolo' più 'promettenti' (e ho detto tutto). Giocavano, le femmine, con me e per me: a Regina Reginella, a Maestra e Direttore, a Dottore e Infermiera, a Dottore e Ammalata.
Sul gioco con le femmine cadevano, però, due tipi d'interdizione.
Le mamme delle bambine proibivano diverse cose: non ci si poteva spostare dallo specchio visuale delle loro finestre di casa, giammai in direzione dei misteriosi 'sottoscale', e non si doveva sudare.
L'altro tipo d'interdizione veniva dal gruppo dei maschi, ed era la più efficace: a giocare troppo con le femmine si veniva discriminati quali 'femminoni' ed esposti ad altre, più fumose ed incerte ignominie.
E allora, ob torto collo, toccava purtroppo giocare coi maschi, al sole e nella polvere delle piste, con le buche scavate coi cucchiai di casa. A volte pure facendo a sassate, a sassolinate. Visto che a sorvegliarci c'era pure il Portiere.
A giocare coi maschi c'era da sudare, non solo perché si stava al sole, ma soprattutto perché si correva, ci si menava per un nonnulla e, soprattutto, veniva immediatamente respinta qualunque proposta di gioco riflessivo o di abilità. Perfino la lettura collettiva dei giornaletti, al cinema delle scatole di scarpe.
C'erano ritualità cruente: il sacrificio delle residue lucertole, quando nello spasmo della morte agitavano le codine, recitavamo ''Tutti li tua gnente li mia! (ovvio, li Mortacci)''.
Circenses mirmecofili, combattimenti fra Formiche e Formiconi ...
Le bambine, le femmine, specie di primo mattino, profumavano di sapone Palmolive.
I Maschi, invece, viravano quasi subito ad un afrore acre e polveroso, che presto ci caratterizzava facendoci riconoscere a distanza. Mamma, ogni sera, mi lavava le gambe nel lavandino, sotto i barattoli 'Soda-Sabbia-Pomice', con la polvere di Soda Solvay. Quella polvere, bagnata, era freddissima.
I maschi non costruivano quasi mai un collettivo: c'era quello che era tutto suo, quello che lui era il capo e basta, quello che se avevi una cosa meglio della sua o te la rubava o la rompeva, quello che si teneva a casa i giocattoli suoi e in cortile giocava coi tuoi.
Quello che col mitico Meccano N° 5 ci giocava, ma solo col padre.
Il Padrone della Palla!
C'era il Padrone della Palla, che sceglieva i giocatori della Sua squadra, obbligati a fargli fare i tiri in porta.
C'erano, fra i tanti, bambini peraltro defilati, in genere beneducati, che si mostravano come incuriositi dal pisello. Il loro ma anche il tuo, di pisello.
Mai una bambina, forse una, che lasciasse trasparire quella sua 'curiosaggine' sul tema!
Nello spazio edenico del cortile, un giorno fu piantato (ma fu come un'irruzione) l'albero della Conoscenza. La Conoscenza del Bene e del Male.
Fu un giorno memorabile, da allora niente fu più come era stato prima.
Prima uno poi l'altro, anche per i bambini delle famiglie comuniste, venne per quasi tutti il periodo dell'Oratorio, l'epoca dell'Apocalisse catechistica.
La castità presentata quale modello di vita individuale e collettiva. Contro ogni attrazione fisica, sia pure verso la più naturale corporeità incolpevole. Tutti sporchi e odorosi di quel sudore terragno e polveroso. Perfino quelle bambine!
E l'amore per quelle bambinette fragranti al Palmolive ... vissuto, se non presentato, quale inclinazione personale, incoercibile al Peccato.
Un Peccato che faceva ben altro che 'piangere la Madonnina'!
Un peccato che non poteva non essere essenziale! Anzi, originale.
Ti presentavi al confessionale ben preparato, con la lista delle tue contravvenzioni, cominciavi a dichiararle ... ma il Prete voleva sapere solo se ti toccavi, se 'da solo o con altri', e 'quante volte'. Quante volte vuol dire due-tre o trecento-tremila? Ma si contano, quelle volte lì???
E ti chiedevi: ''Con altri? Vogliamo scherzare?'' Ma poi ci pensavi: ''... allora, con altri, pure si può?''.
Da queste intromissioni nella stima di me stesso, non tanto fu danneggiata la cognizione che avrei preso dei miei caratteri sessuali-erotici-amorosi, o la mia autostima, quanto il rapporto con la Chiesa e con lo stesso concetto di religione.
Ricordo un libro che mi fu donato a quell'epoca, scritto da un 'Padre Toth', ungherese, si intitolava ''Giovinezza Pura''.
Già leggevo la riduzione di Moby Dick - dono per la Prima Comunione - ma a confondermi le idee e a distogliermi dai progressi dell'Anima ''Giovinezza Pura'' era stato ben più efficace. E doloroso, stupidamente sadicamente doloroso.
Scoprii dopo anni che il nome dell'autore si traduce con ''Morte''.
Non mi dilungo, ma capite bene quanto sia stato travagliato anche un generico, tipico percorso verso la più 'banale' eterosessualità ... perché non abbia lasciato tracce su ben più articolati percorsi individuali, oggi praticabili anche nell'assenza di denominazioni precise.
Care cose a tutti