Aborto. E' permesso? Vorrei parlarne!
di Carlo Corridoni---19-09-2021
Mi dispiacerebbe che l'aborto costituisse oggi un tormentone, convinto come sono che esso ancora tormenti seriamente tutte le donne che vi accedono, volenti e nolenti. E venga spesso sottovalutato perfino da chi quelle donne si trova ad accompagnare.
Però Rosy ha ragione: l'argomento è sempre impropriamente posto e ideologicamente presentato all'opinione pubblica, che se ne satura con sufficienza.
Io credo che il tema dell'aborto possa considerarsi di schietta pertinenza delle donne, anzi di ciascuna Donna e non d'altri (che non è esattamente la stessa cosa).
Però l'aborto mi emoziona da sempre, e ricordo come proprio da esso - ero già quasi un ragazzo - concepii per la prima volta il dubbio che perfino la Ricerca scientifica potesse non avere sempre e comunque giustificazione. Spec.te quando erroneamente condotta.
Mi riferisco agli esperimenti a Roma, di fecondazione in vitro nei laboratori del ... mattatoio (!), da parte del Prof. Petrucci. Era il 1959.
Ancora ricordo i miei insegnanti del tempo, specie di Scienze e di Religione, che esponevano i loro punti di vista e ci spingevano (rispettosamente, ritenni allora, rispettivamente, capisco oggi) a farci un'opinione ...
Del resto, le concettualità sull'aborto - come prodotti della speculazione e dello spirito - appartengono a tutto il genere umano.
Il dolore che qualche volta ha pervaso la mia famiglia, proprio a seguito di aborti naturali, è stato tale che posso solo immaginare a fatica il sentimento delle donne che vengono sottoposte ad aborti indotti, detti anche 'volontari'. Volontari!
Posso certo immaginare un loro sollievo personale, la temporanea tranquillizzazione sociale connessa all'aborto che le avrebbe liberate da una temuta prospettiva. Non altro.
Certo mi figuro la solitudine che le 'circonda', e che esse possono facilmente confondere con quella discrezione che perfino si reclama in casi di questo tipo.
La fisicità del concepimento, come la determinazione nella gravidanza appartengono alla Donna, a Lei soltanto, Che deve pertanto essere aiutata dall'ambiente circostante ad esercitare legalmente questa potestà, come si conviene ad un diritto civile: munita delle risorse e dei sostegni necessari. Meglio: sufficienti!
Detto questo, e proprio per questo, non potrò mai liquidare l'aborto indotto come un diritto frai tanti, il cui esercizio consisterebbe in definitiva nella realizzazione di un non-evento.
Ricordo che, anche etimologicamente, l'aborto è un non-evento.
Così come il concepimento non si riduce alla stregua di una reazione chimico-fisica-biologica, ben difficilmente l'aborto sarà mai riducibile all'ablazione di un'appendice corporale; per di più estranea, come nei casi di stupro.
In questa posizione del tema, è forse pensabile l'uso dell'aborto come metodo anticoncezionale?
Quale problema demografico verrebbe mai impostato sulla 'soluzione' dell'aborto!
Dice: quante chiacchiere! La legge c'è e parla chiaro: dunque nessuna colpevolizzazione e nessuna remora per le donne che adiranno liberamente la facoltà loro consentita in termini di Legge ...
Va bene: liberamente!
Fino a che punto una donna che abortisca perché non fosse in grado di mantenere la sua creatura, può considerarsi libera?
Io - col cuore più che con la mente - questa donna la appaierei ad un'altra donna condizionata: quella che non potesse concepire perché vincolata contrattualmente dal suo 'datore di lavoro'. Ma questo commetterebbe un reato ... quel contratto sarebbe nullo!
La Legge sull'aborto, nel suo complesso ben articolata, è rimasta però inattuata per quello che concerne tutte le altre misure preventive e di accompagnamento. Io direi perfino successive!
In particolare, mi sono odiose le disparità in tale campo sofferte dalle donne appartenenti a diversi ceti sociali, a diversi gradi di emancipazione, a diverse condizioni famigliari ...
Altro che tormentone!
Allo stato, la Legge evita solo che le pratiche abortive vengano esercitate pericolosamente, da persone che non diano garanzie ... igieniche!
Non è poco ma penso che molta strada ci sia ancora da percorrere in questa tormentosa tematica, e nello sviluppo laico di una società rispettosa di tutti i suoi componenti.