Aborto. Faccia Cesare quel che compete a Cesare
di Alberto Galanti---19-09-2021
Da sempre nei corsi di giornalismo, per spiegare il significato del termine 'notizia' come novità inaspettata degna di interesse per il mondo dell'informazione, si una dire: 'Fa notizia la persona che morde un cane e non il cane che morde una persona'.
Ora che il Papa, la massima autorità religiosa riconosciuta dalla Chiesa cattolica, si esprima senza mezzi termini condannando aborto ed eutanasia non dovrebbe 'fare notizia'. Il mondo si aspetta che un Papa questo faccia, sa che chi lo ha preceduto l'ha sempre fatto e chi lo sostituirà (consentitemi di aggiungere: speriamo il più tardi possibile) lo farà, nel ruolo impegnativo e non invidiabile di guida spirituale dei cattolici nel mondo.
Se vogliamo discutere correttamente delle 'Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza' lasciamo stare il Papa che non c'entra nulla e che, probabilmente, in un ordine del giorno così formulato articolerebbe la sua posizione in modo certamente più attento alle conseguenze sociali di certe affermazioni di principio.
Io sull'argomento ho questo dire: la legge 194, frutto di un lavoro politico collegiale degno del massimo rispetto in una democrazia parlamentare, ha un punto di grande rilevanza etica ma dei 'farisei' lo hanno voluto trasformare in un ostacolo all'attuazione della legge stessa: l'obiezione di coscienza dei medici. La Regione Lazio a guida Zingaretti ebbe il merito di convocare nel 2017, tra becere polemiche, un Concorso rivolto esplicitamente a medici non obiettori da assegnare alle strutture sanitarie. Fu una decisione importante e fruttuosa ma il problema in Italia è ancora lontano dall'essere risolto. Questo sì che è veramente intollerabile.