AUKUS, il patto che ridisegna il nuovo ordine mondiale
di Rosy Ciardullo---23-09-2021
Ci voleva lo slittamento degli equilibri mondiali e la costituzione apparentemente frettolosa del patto AUKUS (acronimo di Australia, United Kingdom e United States), già battezzata come la NATO dell’Indo-Pacifico, a convincere l’Europa a muoversi per dotarsi di propri piani strategici, militari e politici, e riallinearsi in un assetto più nostrano. AUKUS è un patto strategico e militare di difesa navale, di collaborazione tecnologica, e rafforzamento del controllo americano in una regione calda, fortemente contesa dalla Cina. Il patto ridefinisce un’altra area geopolitica che non esclude le vecchie amicizie con Giappone, Nuova Zelanda, Giappone e India. Che preferiscono per questioni strategiche, avere rapporti più ravvicinati con gli USA che con la Cina. Secondo le ultime dichiarazioni di Biden e dell’inglese Johnson, la condivisione tecnologica per i sottomarini nucleari rafforzerà le difese nell’ Indo-Pacifico, e di conseguenza aumenterà la sicurezza globale.

Col nuovo riallineamento, gli Usa hanno svelato definitivamente il motivo della loro ritirata da Kabul. Quella decisione poté sembrare di capitolazione in quell’area ma, come sempre ho pensato, l’America non è mai stata in caduta libera rispetto agli assetti mondiali e per la nascita di nuovi macro-attori, ha spostato soltanto l’attenzione sul quadrante dell’Oceano Pacifico, preferendo stringere rapporti più stretti con i paesi rivieraschi, allarmati per l’esuberanza e lo strapotere cinese (ricordiamo la pesante ingerenza politica negli affari politici di Hong Kong ,Taiwan, Birmania).
La permanenza dei militari USA sul suolo europeo - mediorientale non corrisponde più a nessun loro immediato bisogno di difesa.

L’Europa e la sua difesa
La speranza è che l’allontanamento da parte degli USA sia uno schiaffo che possa riportare l’Europa alla realtà. Che significa non affidarsi più a macro-potenze o a sostenere la forza di altri eserciti solo per mantenere in piedi alleanze senza null’altro chiedere. Va detto però che questa situazione, come altre volte ribadito, non ha mai vietato al nostro paese di sviluppare una strategia e un impegno proprio di difesa sia territoriale che dei nostri mari.
Il Ministro degli Esteri, Di Maio, nonostante l’intervento di Biden, all’ONU, che ha voluto ribadire l’importanza del rafforzamento del multilateralismo, ha rilanciato sull’urgenza di una autonomia strategica dell’Europa. I lavori, finalmente, sono cominciati con incontri bilaterali e appuntamenti con più partners,
con un calendario che si arricchisce di appuntamenti da settembre 2021 a primavera.

La Francia
Intanto, il Presidente francese Emmanuel Macron, dopo aver perduto la commessa per 56 miliardi di euro, per la vendita di sottomarini convenzionali all’Australia, forniti invece adesso in versione nucleare dagli USA, continua a tessere la sua tela con l’obiettivo di costruire una partnership più solidale con i paesi europei. In particolare, da gennaio 2022, quando la Presidenza del Consiglio europeo spetterà per un semestre alla Francia, il Presidente francese s’impegnerà certamente per il consolidamento di una maggiore sovranità europea. Insieme al Governo italiano e alla Germania. Alle porte, c’è già un’ampia ripresa di discussione per modificare l’attuale criterio dell’unanimità in vigore al Consiglio Europeo su decisioni da prendere in politica estera, a favore del criterio della maggioranza di due terzi più facilmente raggiungibile. Il criterio dell’unanimità finora adottato ha mostrato la sua totale inefficacia dopo gli scarsi risultati di non riuscire a riportare a casa i propri concittadini da Kabul. E per le politiche sul Sahel e la Libia.