L'Europa e la sua difesa: 'Vasto programma'.
di Stefano Minghetti---24-09-2021
A chi gli proponeva di lanciare una campagna per togliere di mezzo i cretini il generale De Gaulle rispose: “Vasto programma”.
Premesso che l’idea di una difesa comune europea non ha nulla di stupido in sé, resta il fatto che realizzarla si presenta davvero come un “vasto programma”. In una recente intervista il direttore di Limes Lucio Caracciolo ha affermato che noi europei non solo siamo completamente fuori dal gioco strategico planetario che si sta svolgendo nell’Indo-Pacifico, ma non siamo neanche in grado di mettere in piedi una strategia comune nell’area mediterranea. E’ sufficiente ricordare che non molto tempo fa i francesi (che ora chiedono a gran voce la solidarietà dell’Ue) non si fecero tanti scrupoli in Libia a schierarsi nel campo opposto a quello sostenuto dall'Italia, favorendo tra l’altro l’ingresso nel paese nord africano della Turchia di Erdogan.

“Mentre noi, in Europa - ha proseguito il direttore di Limes - chiacchieriamo inutilmente di una difesa europea che non si farà mai, gli americani pensano in grande e soprattutto in maniera molto concreta, costruendo un’intesa con i partner più fidati per il contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico e nei mari cinesi in particolare”.
Anche senza voler essere così pessimisti, la strada per arrivare ad una politica di difesa comune si prospetta davvero lunga e piena di difficoltà. Intanto, l’Unione europea dovrebbe dotarsi di una dimensione concreta di forze di difesa e sicurezza; essere capace di procedere rapidamente con il dispiegamento di truppe qualora necessario; investire in tecnologia militare.

Sarebbe già un risultato enorme se, all’interno dell’Unione Europea (formata da 27 paesi con 27 eserciti diversi), si riuscisse almeno a realizzare un qualche grado di coordinamento fra i tre paesi principali - Francia, Germania e Italia - su alcuni elementi, finalizzati a una difesa e più in generale a una visione geopolitica comune. Fermo restando che questi paesi dovrebbero iniziare ad avere un ruolo principalmente, se non esclusivamente, nell’area mediterranea, in Nord Africa e in Medio Oriente, insomma in quelle aree in cui gli americani fino a ieri erano molto presenti e da cui oggi si stanno in parte ritirando perché concentrati altrove.