Bisogno di memoria
di Rosy Ciardullo---18-11-2021
Ho visto, qualche giorno fa, da cinefila quale sono, l’ultimo film di Pedro Almodòvar, “Vitas Paralelas”, pesentato all’ultimo Festival di Venezia 2021, con grande successo di critica e di pubblico.
In un melodramma ricco di temi ben assortiti, l’autore è riuscito a tenere insieme, passato e presente, e rimescolare tutti i temi della modernità sullo sfondo politico delle ferite del franchismo. L’operazione di Almodòvar è quella di non consegnare la memoria all’oblio e alla storia, ma di mantenere vivo il sentimento antifascista militante, e di far conoscere anche agli altri la verità, ch’è l’aspetto più interessante del film. Il ricordo della guerra civile è ancora attivo negli spagnoli, che non si tirano indietro dal dovere di fare i conti con il loro imbarazzante passato.

In una cornice fluida e inclusiva, nel film si intrecciano il privato ed il politico, e si mescolano in modo magistrale i temi della modernità, inestricabilmente legati, per produrre qualità umana e futuro. Le vicende personali di Janis (Penelope Cruz) e Ana (Milena Smith) che parlano del rapporto uomo/donna, dell’omosessualità, della maternità e della donna, della violenza politica e di quella sessuale. Della sorellanza che lega in una fase della vita le due protagoniste, Janis, quarantenne, e Ana diciottenne, digiuna per generazione, di politica e di storia, a cui la prima passerà il testimone. Due identità femminili che si avvicinano per l’esperienza comune della maternità e per la casualità beffarda dello scambio delle neonate, ma che alla fine del percorso si allontanano, come accade nella realtà. Tutto si tiene, solidale ed umano, grazie alla rielaborazione culturale e civile, e attraverso il filo sottile del ricordo. Il sentimento antifascista e il desiderio di giustizia che guidano Janis ad indagare sull’uccisione del nonno sepolto in una fossa comune, si stagliano, con chiarezza, senza compromissione e tentennamenti. Dopo il ritrovamento dei corpi e l’omaggio a coloro che hanno perduto la vita, si potrà ricominciare, dice Janis , e “…se non si fa chiarezza sul passato, non si può costruire il futuro”.
Che è la filosofia del film.

Sembra un’ovvietà, ma mi sono chiesta, quando il nostro paese sarà in grado di produrre un film del genere?! Con voci critiche ed assonanze di un tempo non tanto lontano. Solo 76 anni fa. Ancora poniamo le lapidi in ricordo di coloro che hanno perduto la vita, ma né il cinema, né l’arte sono riusciti a produrre senso ed atmosfere, rispetto a queste vicende.
Procediamo tranquillamente nel silenzio più assordante senza lo stigma del fascismo, come se ce lo potessimo permettere.
Non solo la Spagna ma anche la Germania hanno presente più di noi il vulnus che ha segnato le coscienze, si vergognano e chiedono scusa. Come si può vincere contro queste masse di estrema destra dilaganti e sconnesse dalla conoscenza senza aver fatto i conti con i danni prodotti dal fascismo, se l’antifascismo, magari anche nell’arte, non impone la sua marcia e il rispetto della memoria?