Perché tante critiche negative sul libro di Ilda Boccassini?
di Lucia Mastrofrancesco---19-11-2021
Ho letto 'La stanza numero 30' di Ilda Boccassini e l'ho trovato decisamente interessante, a tratti molto coinvolgente, spesso emozionante. È in primo luogo la storia di una donna che affronta un mondo e una carriera per troppo tempo riservati al genere maschile, mondo nel quale per emergere bisognava (e bisogna, credo) avere una grande passione e un carattere molto forte, tanto forte da far risultare Ilda antipatica e arrogante se paragonata allo stereotipo femminile mai sopito di remissività e dolcezza. Ilda è 'Ilda la rossa', con la chioma leonina, vistosi gioielli e una prorompente femminilità, ma è soprattutto integerrima donna di legge che attraversa e affronta, negli anni, disagi, lontananze, dolori. Le tanto vituperate pagine su Falcone altro non sono che pagine dolenti e piene di rispetto: Falcone campeggia nel libro non per il gossip, ma per la sua statura di uomo di legge il cui esempio sarà, per la Boccassini, un faro, un punto di riferimento ideale per tutti gli anni del suo lavoro fino al pensionamento. E comunque Falcone era un uomo e un uomo e una donna di tale statura scelgono come condurre la loro vita privata e chi amare.
Allora perché tante critiche negative?
Si è detto che l'autrice volesse far propaganda al libro con la storia piccante della sua relazione con Falcone. Non è così, ho già detto sopra e comunque aborro la cultura dei 'panni sporchi che si lavano in famiglia' e quella secondo la quale si è santi da morti e osteggiati da vivi. Piuttosto il libro ha toccato i nervi scoperti della magistratura: l'autrice non lesina giudizi, nel bene e nel male, sui colleghi incontrati nella sua lunga carriera. Mette a nudo piccole vanità e comportamenti deludenti di alcuni, ma anche il grande valore e rigore di altri. Nessuno scandalo, dunque, ma un punto di vista speciale su decenni della vita giudiziaria italiana.