Uso (e consumo) della Memoria
di Carlo Corridoni---20-11-2021
''Se non si fa chiarezza sul passato non si può costruire il futuro''.
Sono stato molto colpito da queste parole che cita Giusy Ciardullo a proposito del film di Pedro Almodòvar ''Vitas paralelas'', tanto che mi affretto a sostenere il nostro comune bisogno di Memoria, prima ancora di correre al cinema per vederlo.
Un pensiero di questo tipo mi segue da sempre, soprattutto da quando, con una certa difficoltà, trovai e visitai - pochi anni fa - il 'campo di prigionia' di Fraschette, vicino Alatri.
Scoprivo che anche in Italia si attivarono processi di concentramento di cui si è persa la memoria.
Avrei dovuto correggere tutte le mie cognizioni sul Fascismo alla luce di quello che andavo scoprendo e soffrendo: che cosa è successo veramente a Fraschette?
Quali segni ha lasciato quella testimonianza di guerra sulle persone che sapevano più o meno esattamente le cose?
Quali considerazioni sono state alla base dell'evidente tentativo di nasconderla?
Quali sono gli elementi costitutivi della memoria?
Quando si può considerare completato il processo di acquisizione del memorabile?

Non si tratta solo di andare a vedere un bel film sul 'fascismo spagnolo', per arricchire la collezione di fiction nazionali della tragedia storica in cui consiste il fascismo nel suo complesso.
Anche in Italia sono state realizzate diverse opere d'arte di questo genere, e cito ''Una giornata particolare'' di Ettore Scola ma anche ''Il federale'' di Luciano Salce o ''Le vie del Signore sono finite'' di Massimo Troisi, resta il fatto che gli effetti delle dittature sulla vita personale dei cittadini difficilmente possono essere rappresentati documentalmente ma, pare,solo attraverso la ricostruzione scenica.