La Chiesa brucia? Si, e non solo lei
di Mara Gasbarrone---23-01-2022
Incuriosita dalle voci sull’ipotesi Andrea Riccardi candidato del centrosinistra al Quirinale, ho ripreso in mano il suo libro “La Chiesa brucia?”, lasciato lì qualche tempo fa dopo averne letto una buona metà.

In questo spazio 'cogito ergo... digito', fin troppo “disinibito”, dove non ci vergogniamo di pubblicare riflessioni parziali, estemporanee, provvisorie, rinuncio a scrivere una recensione con i doverosi requisiti di completezza, e mi limito a condividere con voi qualche spunto (che c’entra poco col Quirinale, come si vedrà).

A proposito della rinuncia di Ratzinger nel 2013, motivata dall’interessato per il venir meno del vigore fisico e morale, Riccardi scrive: “Nel quadro di una visione religiosa, facendo forza sulla coscienza del papa (molto rispettabile e sofferta), si coglie una qualche “secolarizzazione” del papato. Si tratta insomma di una coscienziosa e responsabile rinuncia, esemplare per tanti detentori del potere civile o religioso, attaccati ai loro ruoli, ma che, appunto, pone il papato sullo stesso piano delle istituzioni e dei governi civili ((pag.169)... I predecessori di Benedetto XVI hanno insegnato che il “vigore” non ha sempre un posto determinante nel governo papale, mentre hanno insistito sull’assistenza dello Spirito… Un’intera generazione aveva conosciuto l’esempio di Giovanni Paolo II, papa fino alla morte, toccato da una grave malattia. In questo senso si è determinata una crisi della devozione al papa e forse un ciclo si è chiuso. Le dimissioni sono divenute un punto di svolta. Niente è più permanente, nemmeno il papa di Roma. Le dimissioni di Ratzinger restano un trauma nel cattolicesimo, che ha relativizzato – almeno in parte – la figura del papa. Piaccia o non piaccia, è una realtà. Benedetto XVI ha aperto la via al “libero esame” – se posso usare l’espressione – delle azioni e decisioni di ogni papa”.

Io devo confessare di aver molto simpatizzato, a suo tempo, per il gesto molto umano di Ratzinger, gesto che veniva da lontano (non era il primo fra i papi, ad essersi posto il problema), ma andava anche lontano, nella direzione di una desacralizzazione del papato e dell’istituzione cattolica in generale. Nel giudizio che ne dà Riccardi, mi sembrano prevalere riserve e preoccupazioni, che scaturiscono da una conoscenza più profonda e “interna” della Chiesa, e che esprimono contemporaneamente una maggiore vicinanza alla scelta diversa del predecessore.

Un secondo punto, solo apparentemente curioso. In tempi di Covid, sono state sospese con disposizione governativa tutte le celebrazioni di culto, assimilate agli assembramenti negli stadi, nei teatri e nei cinema. Non il fatto che i fedeli si riunissero in numero eccessivo o senza distanziamento, ma proprio tutti i culti, non solo cattolici, ma di qualsiasi religione. Di conseguenza, anche le messe domenicali si sono trasferite su zoom, youtube, e via dicendo. Con esiti ambivalenti fra i fedeli, perché non a tutti la cosa dispiaceva.

Scrive Riccardi: “Significativamente, tra coloro che hanno dichiarato di seguire la messa virtualmente quasi tutti i giorni, il 40% prima andava in chiesa meno di una volta al mese. Il 30% ha dichiarato di non pensare che ci sia diversità tra il culto via network e la messa in chiesa. Il 34% ha dichiarato che la messa via social è migliore perché accessibile (facendone una questione di praticità). Spesso persone che frequentavano poco la messa hanno preso a seguirla. Un’inchiesta nota come, dopo relazioni virtuali a “basso costo” come la messa via social, è più difficile tornare a uscire e andare in chiesa... Nell’agosto 2020, dopo la fine del lockdown, in Italia, alcune ricerche hanno confermato la tendenza a preferire la messa online anche tra i frequentatori abituali. «La messa virtuale è migliore perché uno non perde tempo negli spostamenti» è un’affermazione che ha ricevuto molto più della metà dei consensi tra la platea intervistata. .. C’è stato un sommovimento anche di frontiere religiose: allontanamenti dalla pratica in chiesa, avvicinamenti di non praticanti a quella virtuale, emersione di un’umanità che si conosceva poco o verso cui si era distratti (pag.199)”.

Vi ricorda qualche cosa? A me sì. Una prova, l’ennesima direi, che la storia non fa sconti, proprio a nessuno. Neanche ai Papi.