Essere come studenti. Stare con loro.
di Carlo Corridoni---19-02-2022
E' studente chi studia: ora, avete mai smesso di studiare, Voi?
Non avete frai vostri primi vicini altri studenti come Voi, ma più giovani, anche molto più giovani, coi quali avete un rapporto civile?
Allora già siete e ancora state con gli studenti!
Con questi essere e stare cogli studenti, però, voglio dire qualcosa di più: voglio dire 1) capirli ma non come un fenomeno laboratoriale e 2) comprenderli ma senza l'intenzione di contenerli con odioso paternalismo.
Hanno alle spalle tre anni di oggettive e soggettive sofferenze, non dissimili da quelle che patirono le generazioni che vissero la guerra, quindi non noi.
Vivono esperienze che i loro genitori, alla loro età, non hanno incontrato, e dalla Scuola hanno ricevuto essenzialmente trattamenti sperimentali e d'emergenza, ancora da vagliare e valutare.
Eventi tragici, dal forte impatto umano ed emotivo, capaci di scuotere tutta la cittadinanza, si sono innestati nei fragilissimi processi produttivi e istruttivi del Paese e, sia pure di origine presumibilmente colposa, hanno ancor più rivelato la fragilità del sistema nel suo complesso.
Su questi eventi si concentrano attività certamente intenzionali, non colpose, che sgomentano per la colpevole approssimatività delle informazioni relative e della loro reale finalità.
Occorre che gli studenti (quindi anche noi) trovino gli interlocutori che cercano e dei quali, in questo momento, hanno (abbiamo) immediato bisogno.
Questi interlocutori si trovano anche a Scuola, nel luogo fisico in cui si pratica l'apprendimento-insegnamento, e nel luogo diffuso nel quale si progettano ed operano le Politiche scolastiche.
La Preside Costarelli, nell'incontro di lunedì scorso, ha testimoniato della sensibilità già dimostrata nel Lazio: speriamo che sia un segno di non occasionale vitalità.
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