Il mio nuovo cinema paradiso
di Carlo Mari---01-07-2022
Ok Alberto, giochiamo. Fra nostalgia e passione. Nostalgia del cinema di una volta e passione…. no, devo correggermi: nostalgia per la giovinezza, anzi adolescenza, e passione, ieri e sempre, per il cinema. E non mi si venga a dire che ormai i film ce li vediamo bene in televisione o sul PC. Un accidenti. La magia della sala, del rito collettivo, la televisione nel salotto di casa, o peggio in camera da letto, se la sogna.

Una sala cinematografica e la mia adolescenza? Cinema Delle Vittorie, via Col di Lana, quartiere Prati. Anni Cinquanta. Quanti film ci ho visto… con mia madre, cinefila appassionata. Il Delle Vittorie era in quel momento di seconda visione, insomma non il Barberini o il Metropolitan, ma nemmeno una saletta scamuffa. Ci si stava bene; e seguendo una passione di mia madre, trasmessa anche a me, fino ad oggi che adolescente non sono più…. ehm! direi proprio no, quanti western ci ho visto. Tra i tanti, anche di modesto livello, qualche capolavoro. Con John Ford in primo piano. E ne ricordo uno… ne ricordo ? ma se lo rivedo 4 o 5 volte all’anno!!!!!
Allora, dicevo uno, intitolato “Sentieri Selvaggi”, con un cast stellare: John Wayne, una deliziosa Natalie Wood, Jeffrey Hunter, Vera Miles, Ward Bond. Un classico del genere, ma anche un film spartiacque, fra il western classico, iperavventuroso e schematico nella lettura dell’epopea del west, e il western hollywoodiano di seconda generazione, con risvolti, non marginali, più problematici e intimisti. E infatti il titolo originale del film, non bene reso dal titolo italiano, era ed è “The searchers”, cioè coloro che ricercano.
E la ricerca si muove su tre piani, nel film:
1) l’intreccio. Lo zio Ethan va alla ricerca di una nipotina rapita ragazzina da una tribù indiana, che le aveva ucciso tutta la famiglia. Una ricerca che dopo ben 5 anni, porta al ritrovamento di Debbie (Natalie Wood) ragazza, giovane moglie del capo indiano che la aveva rapita. Lo zio la libera (non senza perplessità da parte della stessa Debbie) e, contrariamente al suo primo impulso (ucciderla perché ormai diventata una odiata indiana), la prende in braccio e la riporta a casa dai parenti, con i quali intraprendere una nuova vita in cui “ricercare” (appunto) l’equilibrio fra le proprie origini bianche e la propria identità acquisita di indiana.
2) Ricerca anche sul piano culturale, perché l’avversione spietata senza se e senza ma verso gli indiani (qualcuno ci vide elementi di razzismo, ma ad una lettura superficiale, e comunque non contestualizzata) sarà segnata anche da una evoluzione, da uno smarrimento di fronte ad un mondo che si stava modificando. Uno smarrimento esistenziale che segnerà il successivo genere western di qualità, a sfondo cultural/esistenziale, il western anche postfordiano identificato da film come “Soldato blu” o “Piccolo grande uomo”, e in seguito “Balla coi lupi”. Cioè il western che vede, diremmo oggi, nel conflitto bianchi/pellerossa, la complessità: e il dramma dell’uomo, che commette errori, individuali e collettivi.
3) Infine un terzo piano di ricerca, quello esistenziale del protagonista, Ethan, che compiuta la sua missione, riportata a casa Debbie, e riconosciutala come persona da amare, non riesce a trovare la convinzione di ancorarsi ad una vita stabile, fra affetti familiari e sicuri, e deve ripartire di nuovo, subito, alla ricerca. Alla ricerca di se stesso, che forse non riuscirà mai a trovare completamente. Novello Ulisse, che tornato dopo 20 anni ad Itaca, da moglie e figlio, dopo poco deve cedere alla pulsione di ripartire, alla ricerca di Calipso; meglio ancora, alla ricerca di … Ulisse.
Iconica la scena finale, ormai cult nella storia del cinema, con John Wayne che lascia Debbie fra le braccia degli zii, si gira e si allontana, da solo, con la sua andatura un po’ ciondolante, verso l’orizzonte, inquadrato da una porta di casa che si va restringendo sempre di più man mano che l’attore si allontana dalla cinepresa.

Quel giorno, al cinema delle Vittorie, davanti a quello schermo di seconda visione, insieme a mia madre e a tanti altri bambini, donne e uomini, affascinati dalle immagini e dalla colonna sonora intrigante, avevo compreso tutto questo…..
ovviamente proprio no!! Non avevo capito un bel niente di tutto questo.
Avevo visto e capito di uomini e donne nel pieno di avventure, in paesaggi incredibili e suggestivi, che avrei tanto voluto vedere (e 30 anni dopo ci sarei riuscito, insieme a moglie e figli); avventure con un lieto fine, che però poi tanto lieto non era.
Beh questo lo avevo capito. Debbie torna a casa, ma con un futuro tutto da scoprire …. e cercare (appunto); sua sorella Lucy invece non tornerà più, perchè uccisa. E il capo indiano rapitore e poi sposo di Debbie, morto anche lui. E infine Ethan, che ricerca Debbie per 5 anni, finché non la trova. Ma che ricerca se stesso per tutta la vita, senza trovarlo. Almeno del tutto. E se ne va.
Beh, lo vidi bene, John Wayne che se ne riandava, da solo. Sarò stato anche adolescente, ma non cieco.

E il cinema Delle Vittorie diventato poi teatro famoso; da decenni ormai, quel teatro, con una sua non lunga stagione di cinema, significa RAI, spettacolo, intrattenimento televisivo. E’ nella storia della televisione italiana.
Per carità, con una vita più importante e prestigiosa del piccolo cinema di seconda visione di allora. Ormai business, non più piccolo cinema paradiso.
Ma senza più il requisito fondamentale di allora: il sogno.