La vendetta è un piatto che si serve freddo
di Alberto Galanti---03-05-2025
Amo sempre dire con franchezza e trasparenza come la penso. Lo farò anche in questa circostanza.
Secondo un giudizio strettamente politico potrei arrivare a votare un sì e tre no ai referendum dell'8 e 9 giugno(*). Ma stavolta ho deciso di lasciar da parte la politica, utile solo in situazioni di normalità, e di farmi guidare da altro. Mi spiego meglio:

Nel progetto di riforma costituzionale sottoposto a voto di conferma nel referendum del 4 dicembre 2016, venivano introdotte importantissime modifiche della seconda parte della Costituzione: monocameralismo, trasformazione del Senato in 'Senato delle Regioni' (con 215 senatori in meno), una rigorosa riforma del Titolo V che avrebbe azzerato il contenzioso Stato Regioni e avrebbe tolto alle Regioni il potere di mettere bocca su temi di rilevante importanza strategica nazionale, modifiche all'iter legislativo per ridurre i tempi medi di approvazione delle proposte di legge, introduzione di una data certa per la discussione e il voto in Aula dei decreti legge governativi allo scopo di evitare il sistematico abuso dei decreti milleproroghe. Veniva anche premiata la partecipazione attiva dei cittadini alle iniziative legislative come l'obbligo per i deputati di calendarizzare la discussione di leggi di iniziativa popolare e l'istituzione del referendum propositivo. Tanti hanno dovuto riconoscere in questi anni quanti danni sono derivati dalla mancata approvazione del complesso di quella riforma.
Ma qui oggi a me serve ricordare, in particolare, la modifica del quorum per il referendum abrogativo: a fronte di una richiesta di un referendum sottoscritta da 800 mila cittadini, la riforma prevedeva che il quorum sarebbe stato ridotto alla metà più uno degli elettori votanti nelle ultime elezioni politiche. Se ci fosse stata la conferma di quella riforma, oggi ai referendum dell'8 e 9 giugno (almeno quattro dei quali hanno abbondantemente superato le 800 mila firme raccolte) sarebbero stati sufficienti 14.706.829 voti per raggiungere il quorum (la metà + 1 dei 29.413.657 votanti alle politiche del 25 settembre 2022).
Siccome però la riforma fu bocciata per la schiacciante responsabilità di quelli che, guarda caso, oggi sostengono i referendum dell'8 e 9 giugno (CGIL in testa ma in ottima compagnia), il quorum da raggiungere sarà intorno ai 23 milioni di voti: oltre 8 milioni in più, grazie alla nota lungimiranza di queste vestali della 'Costituzione più bella del mondo'.
Ora si dà il caso che io stia pensando di fondare una nuova religione, che si discosti dal Cristianesimo per due irrinunciabili dettami: la Vendetta che, secondo me, va elevata al grado di Sacramento e la Perfidia che dovrà essere messa tra le quattro Virtù Cardinali, al posto della Temperanza. Ebbene, in nome di questi due capisaldi dell'unica vera fede, la mia, mi farò promotore, in vista dell'8 e 9 giugno, dell'astensione dal voto per contribuire nel mio piccolo al fallimento del quorum.
E' una decisione che non ha nulla di politico, sono il primo a riconoscerlo, esattamente come quella dei lazzari sanfedisti seguaci del Cardinale Gustavo Zagrebelski che votarono NO il 4 dicembre 2016. Il mio vuole essere piuttosto un invito a impartire una punizione esemplare a questi azzeccagarbugli della politica che da 9 anni si stanno dando la zappa sui piedi e ancora non imparano la lezione.

(*)Mi riferisco ai referendum promossi dalla CGIL che hanno raccolto 4 milioni di firme
(nota aggiunta al testo il 6 mag 25)