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Riformismo: tenda o ampio edificio?
di Piero Fortini---14-07-2025 | |
Il campo largo, come un tacchino bolso non riesce a staccarsi un metro da terra. L'ultima campagna per Albanese premio nobel (il minuscolo è voluto) la dice tutta sul gioco a mosca cieca in cui è immerso è sommerso. Mortaretti falsi bersagli per nascondere la propria totale inconcludenza sulle sfide di fondo. Ucraina libera e sicura; due popoli due Stati; rafforzamento della deterrenza armata per difendere libertà e prosperità a partire dall'Europa; transizione e autonomia energetica senza demonizzare le nuove tecnologie nucleari; riforme costituzionali, della giustizia, del lavoro tutto, a partire dal riconoscimento delle competenze e del merito; riforme delle infrastrutture economiche e sociali che premino la produttività, la responsabilità e il saper fare. Un abbozzo di politica riformista. Ma già questi cenni sono implacabile testimonianza di quanto il campo largo su ciò non abbia idee o le abbia sbagliate. Per cui o fa danni o traccheggia. Con buona pace del governo Meloni, che continua, caso rarissimo dopo tre anni di cimento, a vedere intatti o aumentati i propri consensi. L'ultima idea, umiliante già nella sua definizione primigenia, è questa sciagurata proposta della tenda riformista, una quechua a sei picchetti allestita fuori dalle mura della 'fortezza' della sinistra. Fuori anche dal PD. E sì, perché questa idea è stata partorita da dirigenti PD, che evidentemente pensano il PD ormai inesorabilmente legato alla sinistra schleinlandinianfratoianniana. E il riformismo si accomodi fuori, nella tendina. È chiaro per me che in questo vicolo cieco ci ha condotto la usurata logica della guerra sinistra-destra, perché le cose in via di estinzione a volte sopravvivono in lenta agonia. Se l'obiettivo oltranzista è buttare giù il governo Meloni, allora ci si allea con chiunque, anche con chi è peggio di lei. Mentre è nei momenti che ci pongono a brevissima distanza da dilemmi e sfide anche drammatici che occorrerebbe pensare in modo diverso. E su quell'abbozzo di politiche riformiste, marginalizzando gli inservibili Conte, Salvini, Landini e Fratoianni, proporre un patto democratico, che porti i partiti più responsabili a un laico confronto sulle cose, indipendentemente da chi di loro sarà in maggioranza o all'opposizione. Sapendo che l'esperienza di governo delle varie culture politiche europee, nonché la concreta storia italiana repubblicana, ci hanno incontrovertibilmente mostrato che i riformismi che hanno dato esito positivo non sono stati e non stanno solo a sinistra.Forse il primo passo da fare è proprio dismettere tale presunzione a sinistra, e scendere un gradino. Nelle nostre comunità ogni giorno milioni di persone si alzano e si recano al lavoro pensando a soluzioni possibili ai problemi piccoli e grandi e grandissimi che ci interrogano oggi. Non penso chiedendosi quale sia la soluzione di destra oppure di sinistra. Questo sport è appannaggio soprattutto di asfittiche aristocrazie politiche che su tali artifici hanno nidificano concretissime rendite di posizione e di potere. Se si cominciasse a scardinare questi fortilizi più prossimi a ologrammi che a realtà concrete allora si potrebbero individuare nuove proficue opportunità. E il riformismo, anzichè dormire all'addiaccio in una quechua, potrebbe operare in un ampio e confortevole edificio. Ospitale e con le finestre aperte. | |