![]() |
In che Paese siamo?
di Piero Fortini---03-10-2025 | |
Mentre c'è un serio tentativo di pace in corso, che vede nel rendere inerme Hamas l'obiettivo principale e chiama diversi Stati arabi a compartecipare al futuro di Gaza e può determinare una svolta in Israele con le destre che possono rompere con Netanyahu, in Italia scende il silenzio su ciò, perché c'è da parlare della flottilla che è stata fermata da Israele. E dove sta la notizia (infatti se ne parla solo in Italia)? Si sapeva già da due mesi fa. Lo sapevano gli organizzatori della flottilla, organizzata solo per farsi fermare da Israele e creare l'incidente e farne parlare tv e giornali, che chiaramente si buttano a pesce nel drammatizzare con dovizia di toni la non notizia. E ti pare che non ci si buttava Landini, che su una non notizia organizza uno sciopero generale, confermando che la Cgil è ormai solo un altro ennesimo partito dell'ultrasinistra, autocondannato pertanto ad una progressiva irrilevanza sindacale. A quando uno sciopero generale sui treni che partono e arrivano in orario e che perciò sono segnale inequivocabile di ultrasfruttamento dei lavoratori? E i leader del campo largo a inseguire prima la flottilla ( anche gli aspiranti leader PD in fascia tricolore) e oggi l'indignazione sterile contro un semplice atto dovuto. Il campo largo, contrassegnato sempre più da molteplici, estemporanee, slegate indignazioni prive di qualsiasi progetto politico. Fortuna, che dopo l'aggressione all'Ucraina e il progrom di Hamas, avevamo in carica questo Governo e non il coacervo inconcludentemente starnazzante che sta all'opposizione ( ricordate quando nel '76 Berlinguer dichiarò che si sentiva più sicuro nella Nato? Io mi sento più sicuro sotto questo Governo). In che Paese siamo, torniamo alla domanda iniziale. Penso in un Paese in cui buona parte di cittadini ed elettori non cadono nelle fumisterie di ideologie marcite e si lasciano guidare da una pudica saggezza, fatta di misurazione e considerazione dei dati di fatto in cui si imbattono ogni giorno nella loro vita e nel loro lavoro. C'è bisogno più di questo atteggiamento di modesto apprendistato rispetto alle tante cose che stanno cambiando tumultuosamente, piuttosto che delle cattedratiche idee-dottrine che che si limitano ormai a male interpretare il mondo nuovo senza incidere mai nel suo effettivo cambiamento. | |