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Il mondo sta peggio perchè sta meglio
di Piero Fortini---13-12-2025 | |
Nella banalità del paradosso contenuto nel titolo, si trova a mio parere quel fondo di verità che, se riconosciuto, può costituire santa barbara delle 'armi' da usare nella 'guerra' contro le autocrazie. Se riconosciuto. Perchè se continuiamo a pensare, senza sostanza storica e per pregiudizio ideologico e moralistico, che le società liberaldemocratiche siano prioritariamente ingiuste e sperequate, quando invece costituiscono i luoghi al mondo dove, nelle sue imperfezioni, la vita consente a individui e gruppi di meglio approssimarsi alla realizzazione del progetto di vita desiderato, siamo davvero disarmati di fronte agli attacchi brutali a cui il 'nostro mondo' viene sottoposto. Sì, perchè Cina, Russia e Iran hanno un'idea rozza ma chiara sul declino inesorabile del mondo delle democrazie liberaldemocratiche. E se pure noi ci mettiamo del nostro in questa narrazione penso davvero che la battaglia sia persa in partenza. Per quali cause la Cina oggi come seconda potenza mondiale può mettersi a capo di una alternativa di regime e di civiltà rispetto al mondo del diritto e delle libertà? Perchè grazie alla globalizzazione in soli 30 anni ha compiuto un salto che nemmeno nei 500 anni precedenti. E cosa è stata la globalizzazione se non il punto più alto e intenso di diffusione nel mondo delle nuove conoscenze, tecnologie, informazioni prima appannaggio di poche, selezionate nazioni del cosiddetto mondo ricco imperniato sulle democrazie liberaldemocratiche? Cosa ha generato tutto ciò se non un generalizzato miglioramento qualitativo e quantitativo delle condizioni di vita di un intero continente come l'Asia e di parti persino del continente negletto Africa? Parliamo di circa il 40% della popolazione mondiale. E cosa rappresenta tutto ciò se non un grande successo del multilateralismo cooperativo, oltrechè competitivo, segnato dall'ingresso della Cina nel WTO, multilateralismo cooperativo perno degli straordinari miglioramenti dell'ultimo trentennio e delle migliori possibilità di contrastare eventi traumatici come la crisi finanziaria ed economica del 2008 e la pandemia 2020? Sono state proprio queste enormi nuove opportunità per soggetti prima esclusi a creare anche un nuovo crogiuolo di drammatiche contraddizioni. Dal 'piccolo' mondo privilegiato 'occidentale' si sono estesi vantaggi e opportunità a un mondo più grande, dove si trovano grandi nazioni-continente, civiltà millenarie fondate su culture e storie qualitativamente diverse dalle culture 'occidentali' e per di più uscite da secoli di umiliante condizione di subordinazione imperiale al mondo europeo e che, accanto ad un riscatto economico aspirano ad una corrispondente leadership. Da un mondo sostanzialmente euroatlantico si è passati ad un mondo mondo, con soggetti storici qualitativamente diversi e in contrasto su fondamenti culturali e istituzionali. Qui risiedono le origini dell'inedito odierno conflitto. Ma sono esito di un progresso complessivo non di un regresso. C'è un inedito conflitto perchè 2 mld di persone stanno meglio, non perchè stanno peggio. E reclamano a loro modo un ruolo corrispondente al nuovo status conseguito. Ma ciò, appunto, costituisce un inedito conflitto. E ha come posta in gioco l'egemonia geopolitica, economica e culturale dei prossimi decenni. Che detta così sarebbe una sfida importante, ma magari non drammatica, se non comportasse invece la possibile fine delle società aperte, delle democrazie liberaldemocratiche fondate sulla terzietà della legge e sui diritti individuali e collettivi. La fine, cioè, del nostro mondo: quello in cui siamo nati e che pertanto ci è parso sempre come una condizione naturale e, per ciò stesso, irrevocabile e permanente. Ed è da questa pigra condizione esistenziale che scaturisce la sottovalutazione nei decenni trascorsi della minaccia totale rappresentata dal dispotismo cinese e russo. Per questo l'aggressione della Russia all'Ucraina nel 2022 rappresenta una svolta epocale. Una ex grande potenza mondiale e attuale potenza nucleare riapre, dopo Hitler nel 1938, la prassi dell'estensione della propria influenza attraverso la depredazione territoriale e il disconoscimento di un popolo e di una nazione. E mentre la Cina attraverso i benefici conseguiti con la globalizzazione puntava all'egemonia con mezzi molteplici, la Russia, uno dei pochi perdenti della globalizzazione, non ha sufficienti risorse per giocare su tavoli sofisticati e nobilitanti ed è costretta, anche per mantenere una coesione interna, a pratiche aggressive brutali che la nostra agiatezza esistenziale ci faceva credere, erroneamente, per sempre bandite nel mondo cosiddetto civile. Per la prima volta, dopo il 1945, davvero l'orologio della storia rischia di essere rimesso all'indietro, con una crudezza fino a pochi anni fa inimmaginabile. C'è sufficiente consapevolezza di tutto ciò? Che bisogna attrezzarsi in modalità altrettanto inedite in termini di difesa e deterrenza? E soprattutto, che bisogna dispiegare tutto l'arsenale civile e culturale di cui siamo in possesso per vincere una battaglia che è anche delle idee, il soft power che ha vinto dal 1945 ad oggi. Siamo consapevoli, e torniamo alle prime frasi di questo scritto, che nelle nostre società se non abbiamo costruito il meglio desiderabile abbiamo comunque costruito e di gran lunga il meglio che finora sia esistito al mondo? E che sui nostri valori, in un'epoca in cui pretesi imperi fondati su un presunto efficientismo e un autentico dispotismo mostrano l'ardire di imporre una nuova civiltà, un'Europa che decidesse di essere veramente tale e veramente se stessa potrebbe contare per diventare una 'Repubblica' democratica che in modi realistici e concreti ridefinisca le basi di un multilateralismo cooperativo non fondato sulla forza? Tenendo presente (ho scritto occidente sempre tra virgolette) che il mondo libero ha residenze forti anche in Asia, America Latina, Nord America, Oceania, anche in Africa. Ci sono stati passi indietro negli ultimi anni. Persino un vuoto di leadership da parte del Paese guida, che è passato dalla parte del problema anzichè delle possibili soluzioni. Che tutti gli altri si diano una mossa e colmino la grande fragilità di leadership. Il momento è troppo drammatico ed esiziale per restare seduti nelle postazioni di prima. Occorre un colpo d'ala per sconfiggere nuovi nazionalismi e autopretesi miniimperi frutto di suggestioni del passato piuttosto che di concretezze presenti. Le sfide che stanno di fronte hanno tutte dimensioni globali. Bisogna ricucire un fronte democratico collaborativo e indebolire il fronte dispotico e nazionalista. Nazionalismo e dispotismo non risolveranno i problemi, non faranno vivere meglio le persone, ne decurteranno invece drammaticamente le opportunità di vita o le cancelleranno del tutto. E siamo tornati al paradosso del titolo. Se non siamo consapevoli soprattutto noi di ciò che abbiamo costruito dall'Illuminismo in poi e che in sempre più luoghi del mondo negli ultimi 80 anni si è vissuto meglio che in ogni altra epoca della storia, allora possiamo smettere ogni sorta di fatica e di impegno. E dire cari Xi e cari Putin, fate voi, mostrateci voi il mondo nuovo e migliore. | |